«Stravolgimento e degrado inarrestabile nel centro di San Salvo. Palazzo Di Iorio, cosa vogliamo farne?»

Va avanti da oltre mezzo secolo, e sembra pertanto inarrestabile, il processo di stravolgimento e degrado del centro storico di San Salvo. Strumenti urbanistici inadeguati e obsoleti, da una parte, e il venir meno della sensibilità dell’opinione pubblica, dall’altra, stanno infatti gradualmente portando – attraverso crolli, demolizioni e ristrutturazioni incoerenti – alla quasi totale cancellazione del patrimonio storico-architettonico (privato e pubblico) cittadino.

Dopo il crollo di un bel seminterrato cinque-seicentesco, al II vico di piazza San Vitale, di recente abbiamo assistito al cedimento del tetto e di buona parte della facciata di una residenza tardo-settecentesca sul muraglione di via Fontana, un edificio quest’ultimo dirimpettaio al borgo medievale di Santo Salvo, sulla prima schiera fuori le mura, quando in età neoclassica l’abitato iniziava la sua espansione ad ovest, lungo le direttrici delle attuali via Savoia e corso Garibaldi. Al momento ci sono inoltre altre due-tre abitazioni puntellate o isolate, cioè difese da reti e transenne, in quanto a rischio di collasso.

Desta perciò preoccupazione anche la condizione statica e conservativa di un edificio al n. 3 di via della Chiesa, il cosiddetto palazzo Di Iorio, in questo caso di proprietà del Comune.  Cinquecentesco nel piano terra e nel I piano, con sopraelevazione a II piano in stile liberty di inizio Novecento, l’edificio sarebbe stato realizzato secondo lo storico Andrew Slade nel XVI secolo da una famiglia di armentari transumanti proveniente dall’area della Maiella orientale. La sua valenza architettonica è data soprattutto dalla permanenza di un originale portale rinascimentale, l’unico rimasto in tutto il borgo antico di San Salvo (dopo la demolizione della Porta della Terra), e dalle volte del piano terra, a crociera con mattoni posti a taglio culminanti con un disegno a spina di pesce.

Per questo, a cavalcioni del  XX-XXI secolo, le amministrazioni di centrosinistra (guidate dai sindaci Arnaldo Mariotti e Gabriele Marchese) avevano deciso di acquistarlo dai diversi eredi per destinarlo ad uffici comunali o ad altri usi pubblici. A causa di infiltrazioni di acqua dal tetto e crepe sulla volta del II piano, la seconda amministrazione Marchese fu costretta a deliberare un intervento di consolidamento, poi effettivamente realizzato nel 2013, durante la prima amministrazione Magnacca. Dopo tale intervento la stanza a piano terra in via Martiri d’Ungheria è stata concessa alla Pro Loco come sede associativa; mentre il resto è rimasto fermo e inutilizzato fino ai nostri giorni

Nel frattempo, sulla facciata si sono evidenziate delle macchie di umidità e le ante in legno delle finestre si sono logorate sicché c’è il rischio che i piccioni possano – come già in passato –  rientrare nelle stanze e apportare ulteriori danni ai pavimenti e alle volte. Il timore è che dunque in tempi non lunghi un ipotetico importante evento alluvionale o un piccolo evento sismico possano dare il colpo di grazia anche a questo edificio. 

Una delle volte al piano terra

Eppure alcune idee di utilizzo avanzate in passato avrebbero potuto essere considerate: dall’utilizzo dei locali per uffici o archivi comunali – compreso l’archivio storico –, all’affidamento delle stanze alle associazioni socioculturali e sportive cittadine, alla creazione, al piano terra che si affaccia su via della Chiesa (tramite un semplice intervento di restauro conservativo) di una saletta espositiva per mostre di pittura, scultura, fotografia, artigianato artistico ecc.            

Facciamo questa segnalazione principalmente per senso civico (spesso si parla a vanvera di identità e difesa dei valori della comunità) nella consapevolezza che mentre in Italia, in Abruzzo e anche dalle nostre parti (non solo a Vasto ma pure a Scerni, Palmoli, Tufillo, Carunchio, Montemitro) si tutelano e valorizzano i borghi storici facendone luoghi non solo della residenza ma anche della cultura e del turismo, a San Salvo purtroppo si pensa e agisce esattamente all’opposto.

Giovanni Artese

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