Remo Rapino: «La realtà è più della fantasia. L’Abruzzo non è solo la Notte dei serpenti»

La lettura per dare un senso alla vita propria e degli altri. Questa è la storia di Arturo Sabatini («il cognome di mia madre»), detto Ciacià per il suo tartagliare, il protagonista del nuovo romanzo di Remo Rapino, Di nome faceva Arturo. Un uomo umile, di quelli che non fanno palare di sé e non smaniano di apparire. Come lo erano Bonfiglio Liborio nel romanzo con cui lo scrittore lancianese ha vinto il Premio Campiello nel 2020, e Domenico Ruscitti di Cronache dalle terre di Scarciafratta. Un manovale pagato a giornata che un giorno trova per caso un libro abbandonato su un tronco tagliato e, da quel momento, si appassiona alla lettura, tanto da voler aprire in paese una biblioteca, assistito da una serie di personaggi semplici, strampalati, tanto finti da essere così veri.

Remo Rapino ieri sera a Scrittori in piazza

Il ritorno di Remo Rapino a Scrittori in piazza, l’evento culturale organizzato da associazione Liber e Nuova Libreria, è un’occasione per riflettere, intervistato da Loris Di Edoardo, su romanzo e realtà, sul valore della parola, che non è chiacchiera, ma esprime profondità. E sull’Abruzzo che fa da sfondo a racconti in inventati fino a un certo punto. Per Rapino, l’invenzione narrativa arriva fino a un certo punto: «La realtà è più ricca della fantasia. La scrittura ha bisogno della realtà e la arricchisce. Bonfiglio, Ruscitti e Sabatini non sono eroi, a loro non sono dedicate le piazze».

«Parlo troppo. Anche a scuola parlavo sempre io. Quando facevo le domande, davo anche le risposte. Non mi piaceva interrogare, perché a scuola le risposte sono sempre terribili e non mi potevo buttare dalla finestra perché eravamo al primo piano». Ma «con le parole possiamo permetterci di essere sinceri» e «chi scrive, scrive sempre un po’ di sé, mentre chi legge cerca un po’ di sé. La gente che non inventa, che non coltiva fantasie, non esiste».

Racconta paesi dai nomi immaginari, ma è l’Abruzzo l’ambientazione delle sue storie: «Facciamo la notte dei serpenti, come se l’Abruzzo fosse solo Vola vola. L’Abruzzo è anche altro, è Donatella Di Pietrantonio, per esempio» ed è anche «Silone, Flaiano, che è stato il più grande», ma tutto questo «non lo valorizziamo». «Se avessimo la mentalità dei romagnoli, avremmo una costa ricchissima».

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