Stellantis, «Impossibile raggiungere nei tempi previsti le quote di veicoli elettrici da vendere»

«Data l’attuale domanda di mercato, gli obiettivi di elettrificazione assegnati alle case automobilistiche in merito alla percentuale di veicoli elettrici da vendere in Europa non sono raggiungibili nei tempi previsti». È questa la posizione di Stellantis emersa dal tavolo sull’automotive tenutosi ieri in Regione, convocato dopo le parole di Jean-Philippe Imparato che in un «esempio estremo» ha paventato la chiusura dell’ex Sevel in caso non cambino le politiche sull’elettrificazione.

All’incontro al quale hanno preso parte il presidente regionale Marco Marsilio, l’assessora alle Attività produttive Tiziana Magnacca, i rappresentanti di Stellantis e Confindustria c’erano anche i sindacati che hanno espresso la propria rinnovata preoccupazione [LEGGI].

Come detto, quella di ieri è stata l’occasione per chiarire le dichiarazioni del manager: «Il riferimento allo stabilimento di Atessa deve essere considerato come un esempio estremo, riferito allo stabilimento abruzzese solo perché calato nel contesto italiano e perché il passaggio dell’intervento da cui è stato estrapolato riguardava il settore dei veicoli commerciali leggeri. Gli stessi concetti, con riferimento ad altri stabilimenti, sono stati ribaditi pubblicamente dallo stesso Jean-Philippe Imparato il giorno dopo nel corso di una visita presso l’impianto produttivo di Hordain, in Francia».

Uno dei furgoni elettrici prodotti ad Atessa

«⁠Per interpretare correttamente queste dichiarazioni, è necessario partire dall’attuale momento di mercato che, come rilevato dal presidente e dall’assessore, è caratterizzato da un significativo calo della produzione, conseguente ad un ancor più significativo calo della domanda. ⁠L’esempio di Atessa aveva come unico obiettivo quello di trasmettere efficacemente una richiesta di aiuto indirizzata alla politica, in primis europea, circa la necessità e l’urgenza di rivedere la regolamentazione di settore che, senza modifiche tempestive, comporterà gravi impatti sull’intero settore automotive europeo».

⁠Stellantis, quindi, ribadisce «l’urgente necessità di affrontare rapidamente il tema di come rilanciare l’industria automobilistica europea, in particolare della normativa sulle emissioni di CO2, attraverso una revisione olistica – qui il passaggio fondamentale – ⁠Data l’attuale domanda di mercato, gli obiettivi di elettrificazione assegnati alle case automobilistiche in merito alla percentuale di veicoli elettrici da vendere in Europa non sono raggiungibili nei tempi previsti. ⁠Ciò vale in particolare per i veicoli commerciali leggeri, dove l’elettrificazione rimane ben al di sotto del livello richiesto».

⁠I possibili scenari previsti, hanno continuato i rappresentanti del gruppo, nonché i potenziali impatti derivanti da questa situazione, non sono correlati a uno specifico stabilimento di Stellantis, né ad un Paese in particolare: «⁠Con le sue dichiarazioni, Jean-Philippe Imparato ha voluto farsi portavoce di una richiesta condivisa da tutte le case automobilistiche europee affinché vi sia un intervento immediato a livello politico, anche in merito alla normativa sulle emissioni di CO2 e alle condizioni abilitanti».

Da qui, il rinnovo delle richieste già emerse nell’incontro in Parlamento di qualche settimana fa: «Affrontare con urgenza una serie di aspetti, come i costi dell’elettricità, le infrastrutture di ricarica o la sostituzione di un parco circolante sempre più vecchio con vetture nuove, più moderne ed efficienti».

A spalleggiare Stellantis è stato il presidente Marsilio: «Bisogna che l’Europa comprenda che costringere le aziende, che non riescono a vendere un certo numero di veicoli elettrici, soprattutto i furgoni, a pagare miliardi di multe è una follia che dobbiamo assolutamente scongiurare. Sono in stretto contatto con il governo Meloni e, non a caso, il ministro Urso proprio questa settimana, sarà a Parigi e Berlino, per parlare e incontrare i suoi omologhi, francese e tedesco, per far partire una richiesta forte nei confronti della Commissione e del Parlamento Europeo per modificare queste norme che considero autolesionistiche». Lo stesso presidente ha chiesto a Stellantis di «fornire segnali concreti di volontà di investimento a lungo termine su Atessa e sull’Abruzzo in generale. Abbiamo, inoltre, di nuovo stimolato Stellantis, insieme al Polo dell’Automotive, a considerare una sua diretta partecipazione a un importante investimento nell’ottica dell’economia circolare che consiste nella realizzazione di un impianto di trasformazione, di riutilizzo e di riconversione dei veicoli usati che, a fine vita, possono tornare ad Atessa ed essere usati in una preziosa attività di recupero».

Intanto, nei giorni scorsi, lo stesso gruppo ha annunciato di aver abbandonato la ricerca sui veicoli commerciali a idrogeno:

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