Castiglione Messer Marino ricorda Juan Manuel Fangio nel trentennale della scomparsa

L’Associazione “Juan Manuel Fangio” di Castiglione Messer Marino ricorda oggi, a trent’anni dalla sua scomparsa avvenuta il 17 luglio 1995, il grande campione argentino di Formula 1, simbolo di talento, umiltà e legame profondo con la nostra terra. Riceviamo e pubblichiamo una lunga lettera firmata dal presidente dell’associazione Domenico Fangio e il segretario Enzo Fangio:

(Photo by Keystone-France/Gamma-Keystone via Getty Images)

«Conosciuto come “El Chueco” o “El Maestro”, Fangio conquistò 5 titoli mondiali di F1 su Alfa Romeo, Mercedes, Ferrari e Maserati.  24 vittorie su 51 gran premi disputati, entrando nella storia dell’automobilismo come uno dei piloti più grandi di sempre. Fangio ha dominato la scena della Formula 1 negli anni ’50, diventando un’icona per generazioni di appassionati di automobilismo. Una delle vittorie che meglio descrivono la sua tenacia e la sua forza fu proprio l’ultima, al Gran Premio di Germania. Il 4 agosto 1957 Juan Manuel Fangio espugna il circuito di Nürburgring a bordo della Maserati 250F. Con questa vittoria, Fangio si aggiudicò il suo quinto titolo mondiale di Formula 1. Lui stesso affermerà che quella di Nürburgring è stata la sua vittoria più bella. Una corsa epica che lo vide recuperare, dopo una sciagurata sosta ai box, a dieci giri dalla bandiera a scacchi, su due Ferrari che lo precedevano, 5 secondi a giro. Sembrava un’impresa impossibile su un circuito considerato molto pericoloso. Affrontò le curve a più di 200km/h, senza alzare il piede dal gas e solo all’ultimo giro riuscì a superare le macchine del cavallino. Collezionò ben otto giri veloci consecutivi, realizzando un’impresa tra le più memorabili della sua carriera. Per noi Fangio è prima di tutto un “figlio di Castiglione”, paese dal quale suo padre Loreto emigrò agli inizi del Novecento portando con sé i valori di dignità, sacrificio e rispetto che hanno forgiato il carattere del campione. Ricordare Fangio significa rinnovare il senso di appartenenza alle nostre radici e tramandare ai più giovani l’esempio di chi, partendo da una piccola officina, con determinazione, rispetto e umiltà, è diventato un simbolo mondiale senza mai dimenticare la sua terra».

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