Prospero (FdI): «Sono passati 11 mesi e il terminal è ancora una cattedrale nel deserto»

«Undici mesi di attesa, di promesse mancate, di silenzi e degrado. Il terminal bus di Vasto, consegnato al Comune il 7 agosto 2024, è ancora lì: una cattedrale nel deserto, simbolo tangibile di un’amministrazione che preferisce le dichiarazioni ai fatti, i titoli ai risultati». Francesco Prospero, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, torna a scrivere al sindaco, Francesco Menna, perché i locali del capolinea dei pullman extraurbani sono ancora abbandonati. «Nessun atto concreto, nessuna convocazione formale dei vettori del trasporto pubblico, nessun coinvolgimento documentato della Dmc, nessuna evidenza di azioni reali. E nel frattempo, la struttura si deteriora ogni giorno, i bagni versano in condizioni che offendono non solo il senso civico, ma la dignità stessa della città».

«Tra un mese ricorrerà il compleanno del terminal da lei dimenticato e piratizzato, Sindaco. Non vorremmo doverlo “festeggiare” come l’ennesimo simbolo di fallimento amministrativo. Perché questo è diventato, giorno dopo giorno: il simbolo plastico dell’incapacità di governare anche l’ordinario», scrive Prospero, che ribadisce la sua disponibilità a collaborare, anche per individuare, qualora possibile, forme di sostegno straordinario da parte della Regione, pur specificando che non si tratterebbe di un obbligo, ma di un gesto istituzionale di responsabilità verso la città. Per decenza istituzionale e rispetto verso cittadini e viaggiatori, chiedo almeno che si provveda alla pulizia dei bagni. Un intervento semplice, fattibile, dignitoso. Si proceda – se non altro – con un avviso pubblico per affidare il servizio a un’impresa di pulizie. Non servono grandi opere, servono piccole azioni. Quelle che distinguono chi governa da chi occupa le poltrone in attesa che passi il tempo. Il tempo delle parole è finito. La città chiede rispetto. I cittadini chiedono dignità. E io, come sempre, sono pronto a fare la mia parte, ma non starò in silenzio davanti a questo immobilismo che ferisce la nostra comunità».

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