«Una presa in giro». La Femca Cisl giudica negativamente le proposte avanzate dalla dirigenza della Varcotex nell’ultimo incontro con i sindacati (la Cisl non era presente perché non ha rsu). Alla presenza dei delegati Cgil e di Assovasto [LEGGI], l’azienda che ha uno stabilimento a Monteodorisio ha proposto il trasferimento (volontario e temporaneo) di alcuni dipendenti nello stabilimento di Carpi e un lieve calo degli esuberi: da 21 a 17 su un totale di 38 unità.

«Una proposta talmente generosa da sembrare una presa in giro, anzi, lo è! I lavoratori non sono pedine sacrificabili – commenta duramente il segretario della Femca Cisl Abruzzo Molise, Massimiliano Recinella – Per noi non si tratta di un calo di commesse, né di un problema di fatturato, né tantomeno di carenze da parte del personale. No, la verità sembra essere molto più semplice e amara. Cadica, che fa capo al gruppo finanziato da Hig Capital, sta sacrificando l’azienda di Monteodorisio. Perché? La sensazione che si avverte si traduce in questo gioco: compra, rattoppa, licenzia, rivendi. E i lavoratori? Pedine sacrificabili».
«Il nuovo Ceo di Cadica, Massimo Piombini, curriculum impeccabile (da Balmain a Valentino, passando per Gucci), troppo impegnato dai riflettori per accorgersi di avere una fabbrica in Abruzzo? A Monteodorisio non si è mai visto eppure ha deciso comunque: si taglia. Su suggerimento, pare, di “esperti”».
Poi, Recinella riporta le parole dello stesso Piombini al suo insediamento: «“Arrivo con grande orgoglio ed entusiasmo in Cadica, un gruppo dall’altissimo posizionamento di mercato, con competenze e qualità della produzione riconosciute a livello internazionale…”. Parole belle, davvero. Entusiasmo, però, che si è tradotto in licenziamenti a tempo di record. Le competenze? Tagliate. La qualità? Spostata forse altrove».

«La Varcotex segue marchi importanti, accompagna il processo produttivo dalla A alla Z. Ma il reparto taglio etichette, quello che Cadica vuole smantellare, è un pilastro che rischia di crollare. E i clienti? Verranno informati, perché dovranno decidere se essere complici dell’operazione voltandosi dall’altra parte o se considerare almeno loro, gli esseri umani, donne e uomini, in quanto tali».
«Questa è solo un’altra pagina triste nella storia del lavoro in Italia, ma non staremo in silenzio a guardare – conclude Recinella – Il silenzio non ha mai salvato nessuno. Gli strumenti messi a disposizione della normativa vanno tutti considerati, ogni sforzo messo in campo per tutelare i lavoratori deve essere contemplato. Bisogna approfittare di tutto il tempo necessario messo a disposizione dalla legge per trovare qualsiasi soluzione alternativa ai licenziamenti, a partire degli ammortizzatori sociali. Tutti gli attori protagonisti di questa vertenza devono raggiungere l’obiettivo di non mandare a casa nessuno».