«Noi cacciati dalla sindaca perché non siamo “Yes Men”»: Di Toro e Lippis fuori dalla maggioranza

Alfonso Di Toro e Giancarlo Lippis fuori dalla maggioranza di centrodestra di San Salvo, ma con la premessa «Continueremo a lavorare responsabilmente per il bene della città». Stamattina i consiglieri di San Salvo Popolare e Liberale, rimasti in due dopo l’uscita del capogruppo Nicola Di Ninni [LEGGI], hanno tenuto una conferenza stampa «doverosa dopo l’ultimo consiglio comunale»
Una seduta fiume durante la quale i due ex vicesindaci (Di Toro di Arnaldo Mariotti e Lippis di Tiziana Magnacca) hanno ripercorso non solo gli ultimi avvenimenti politici, ma anche le vicende delle passate amministrazioni.

Di Toro, «Consiglieri comunali sbeffeggiati»

Ad aprire è Di Toro che dopo aver ricordato i suoi mandati con Mariotti e Gabriele Marchese sottolineando di «non aver mai fatto richieste, mai aver avuto conflitti d’interesse né praticato shopping politico», spiega le ragioni dell’allontanamento dalla maggioranza con la quale è stato eletto. «Nel 2022 mi sono ricandidato, anche spinto dalla mia famiglia, perché volevo contribuire ancora alla crescita della città, ma il ruolo dei consiglieri comunali è stato sbeffeggiato con la totale mancanza di partecipazione alle scelte».

Alfonso Di Toro

Eletto con 286 preferenze nella lista di Eugenio Spadano, Lista popolare, Di Toro ricorda alcune proposte cadute nel dimenticatoio: «Abbiamo suggerito la riqualificazione di via Grasceta visto che è l’unica strada che porta al mare: un marciapiede illuminato a giorno, un parco giochi e un’area verde, lo sfruttamento della vicinanza col torrente Buonanotte. Dopo quasi tre anni non c’è neanche uno studio di fattibilità».
Si passa poi al tema sul quale Di Toro era già intervenuto duramente, ovvero la ex Particella 18: «Vogliono ricavare dalla vendita circa 2 milioni per fare il lungomare Nord. Io avevo proposto piccoli interventi nel lungomare Sud, dove già esisteva l’isola pedonale, senza cementificare le aree verdi, e prevedere 4-5 milioni di euro per il tratto Nord visto che la priorità delle varie amministrazioni è sempre stata il raddoppio del lungomare, anche qui totalmente inascoltato».

L’ultimo atto si è consumato con la mozione sulla fermata dei Frecciarossa alla stazione di Vasto-San Salvo. San Salvo Popolare e Liberale ha presentato una mozione per impegnare la sindaca Emanuela De Nicolis a interloquire con Regione e Governo – confidando sulla filiera di centrodestra – per far sì che si potenziassero le fermate dei Frecciarossa non solo durante l’estate: «La mozione è stata calendarizzata dopo due mesi e, il 6 maggio (giorno del consiglio comunale poi rinviato a causa della venuta meno del numero legale, nda), è stata proposta e ottenuta la sua non trattazione. Eravamo entrati con l’idea di astenerci sul Bilancio. Il vero capolavoro politico è stato poi quello della sindaca che ci ha letteralmente cacciati perché non siamo degli Yes Man».

Lippis mostra la “carta”

La lettera di qualche giorno fa non ha sortito gli effetti sperati. «Improvvisamente si sono accorti che ho fatto parte dell’amministrazione comunale per venti anni ricomprendo ruoli importanti», esordisce l’ex vicesindaco Lippis. «Sono stato uno dei primi a evidenziare che qualcosa non andasse, nel luglio 2023. Ad esempio sugli appalti per la scuola di via Ripalta ho notato che c’erano state due varianti da 500mila euro complessivi, soldi che potevano essere spesi per altro».

Lippis, quindi, torna sulla mancanza di partecipazione esprimendo tutta la propria delusione: «Nelle riunioni di maggioranza, la sera, si decidevano alcune cose, la mattina seguente si prendevano altre scelte. Non mi aspettavo sinceramente, dopo quattro elezioni consecutive, di essere cacciato. È la sindaca a non aver mai voluto un confronto democratico, forse qualcuna le ha detto di non parlarmi. Nei nostri confronti è stata usata la parola “irrispettosi”. Vorrei ricordare che, nel 2017, sono stato il più votato e nonostante questo non sono stato nominato vicesindaco, anche quella allora fu una scelta irrispettosa, ma ho continuato a lavorare». «Vi invito a leggere il Piano triennale delle opere pubbliche e a dirmi quali opere si faranno. Non se ne farà nessuna, non c’è copertura finanziaria».

Poi, il consigliere ricorda quanto accaduto nel 2022: «Mi è stato detto di aver perso l’elezione per essere il candidato sindaco, ma non mi è mai stato detto come, i numeri non tornano. Ho messo la delusione dietro le spalle e la mia lista è stata determinante per la vittoria del centrodestra. Ma quali sono i loro insegnamenti, a fregare il prossimo?».

Lippis, quindi, prende e mostra un foglio, prova dell’ennesima “promessa” disattesa. Vi si legge «I sottoscritti consiglieri e assessori del Comune di San Salvo dichiarano che, in caso di elezione al Consiglio Regionale dell’attuale Presidente del Consiglio Comunale di San Salvo, si impegnano a votare nella medesima carica istituzionale il consigliere Giancarlo Lippis. Seguono le firme della stessa Magnacca, Angelo Fabrizio, Claudio Mastronardi, Roberto Rossi, Carla Larcinese, Tony Faga, Carla Esposito, Carmen Di Filippantonio, Eugenio Spadano, Elisa Marinelli e Maria Travaglini. «Nella lettera mancavano Di Toro e Di Ninni, già erano stati fatti fuori probabilmente», commentano ironicamente i due.
Il documento è datata 11 dicembre 2023 e seguirebbe un incontro avuto da Lippis, accompagnato dall’assessora Marinelli, con De Nicolis e Magnacca. Queste ultime due, secondo la ricostruzione fatta dal consigliere, gli avrebbero promesso la presidenza del consiglio comunale in caso di elezione in Regione dell’attuale assessora Magnacca. L’avvicendamento, poi, non si sarebbe concretizzato perché una consigliera firmataria «avrebbe cambiato idea».

Alla luce di tutto ciò, quindi, i due ormai ex membri della maggioranza hanno concluso ribadendo la presa di distanza «perché tutto ciò che abbiamo proposto è stato disatteso tradendo coloro che ci hanno votato».
De Nicolis, nell’ultimo consiglio comunale aveva invitato i due a sedersi nei banchi dell’opposizione, lo faranno? «Non sappiamo dove ci siederemo, ma sicuramente ci siederemo, ci possono cacciare dalla maggioranza, non dal consiglio. L’unica cosa certa è che nel giugno del 2027 si rivoterà…».

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