La Rheinmetall dismette il settore automotive per quello bellico, incognita futuro per la Pierburg

Un fulmine a ciel sereno preoccupa i 135 lavoratori della Pierburg Pump Technology Italy di Lanciano. Il colosso tedesco Rheinmetall – a cui la Pierburg fa capo – ha deciso di dismettere completamente il settore automotive per concentrare le proprie attività esclusivamente in quello della difesa. A darne notizia sono la Fiom Cgil e la Fim Cisl.
L’azienda tedesca occupa oltre 400 dipendenti in Italia, tra questi ci sono i 135 dello storico stabilimento della Val di Sangro specializzato nella produzione di pompe olio, ricambi per il settore automotive e linee produttive.

La scelta strategica coinvolge tutti e tre gli stabilimenti italiani: Lanciano (135 dipendenti), Livorno (245) e Torino (25-30). Il gruppo conta 40 siti in tutto il mondo per un totale di 16mila lavoratori.
Rheinmetall è solo una delle aziende che stanno rivedendo le proprie strategie concentrandole nel settore bellico in virtù dello scenario internazionale. In Italia, dove ha ha importanti commesse con il governo, ha creato partnership con Leonardo mirando all’acquisizione di Iveco Defence. Inoltre, la stessa società è indicata da tempo come la possibile acquirente della Esplodenti Sabino.

Palpabile la preoccupazione dei sindacati: «In un momento in cui lo stabilimento sembrava godere di una relativa stabilità, senza ricorso alla cassa integrazione, con il pieno impiego del personale e anche l’uso di lavoratori in somministrazione, l’annuncio della casa madre ha scosso profondamente l’intero comparto. Nel corso di un’assemblea plenaria convocata frettolosamente, l’amministratore delegato ha comunicato la decisione del gruppo. Tutto questo avviene senza alcuna trasparenza: non è stato comunicato chi sia il potenziale acquirente, se si tratta di un’altra azienda industriale, di un fondo di investimento o di altro soggetto».

«Le domande che oggi ci siamo posti in assemblea con le lavoratrici e i lavoratori sono molte e urgenti: che ne sarà dei livelli occupazionali? Che fine faranno gli accordi di secondo livello e le condizioni acquisite nel tempo? Chi entrerà, farà investimenti reali? Quali garanzie ci sono per il futuro produttivo e occupazionale del sito di Lanciano e a difesa delle delocalizzazioni?».

Le sigle sindacali hanno quindi chiesto un incontro alla direzione aziendale, «pretendiamo risposte chiare e interlocutori credibili, capaci di dare certezze alle lavoratrici e ai lavoratori che per tanti anni hanno contribuito alla crescita dell’azienda e generato ricchezza. La Pierburg rappresenta oggi simbolicamente il primo tassello che rischia di cadere fra i tanti del distretto automotive della Val di Sangro. La sua messa in discussione segna un campanello d’allarme che speriamo dia la sveglia all’intero comparto. Per questo motivo coinvolgeremo anche le istituzioni locali, regionali e nazionali, affinché questa non resti una questione locale, ma venga affrontata con la dovuta attenzione anche a livello governativo.

«Da una parte l’azienda acquisisce importanti commesse con il Governo, dall’altro annuncia una probabile macelleria sociale mondiale! Non ci accontenteremo di parole di solidarietà: serve un impegno concreto nella difesa del lavoro e della produzione industriale nel nostro territorio e nel nostro Paese».

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