Quattro condizioni irricevibili per evitare il commissariamento del Comune di San Salvo che hanno sancito la crisi dentro il circolo di Forza Italia da poco ricostituito. Torniamo a parlare dell’ultimo consiglio comunale che ha ridisegnato gli assetti politici della città e dei retroscena che hanno portato al salvataggio della maggioranza della sindaca Emanuela De Nicolis.
Il rendiconto di gestione – passaggio cruciale per un’amministrazione – è stato approvato con 9 voti favorevoli, 7 contrari e un astenuto. Decisivi sono stati l’astensione di Marica Bolognese che, contestualmente, è uscita da Più San Salvo (opposizione) entrando nel gruppo misto e il voto favorevole di Nicola Di Ninni, capogruppo di San Salvo Popolare e Liberale (all’interno del quale ci sono anche Alfonso Di Toro e Giancarlo Lippis) e coordinatore cittadino di Forza Italia che, in precedenza, non aveva risparmiato critiche al resto della propria maggioranza. Bolognese e Di Ninni, dalla prossima seduta, si ritroveranno insieme nel gruppo misto.

Nell’intervista che segue, Di Ninni spiega le ragioni del proprio voto che all’interno di Forza Italia ha portato alla sfiducia da parte di circa 30 iscritti nei suoi confronti [LEGGI]. A emergere ci sono le quattro richieste della segreteria del partito (composta da 20 membri, tra i quali Nichi Argirò e Tonino Marcello): azzeramento della giunta, dimissioni della presidenza del consiglio comunale, costituzione dei gruppi politici in consiglio, scelta del futuro candidato sindaco. Condizioni giudicate irricevibili anche dai vertici provinciali.
L’intervista
Innanzitutto, è ancora capogruppo di San Salvo Popolare e Liberale?
Per ovvie ragioni, il giorno dopo il consiglio comunale, ho aderito al gruppo misto. L’ho fatto anche con dispiacere, ma le posizioni erano ormai nettamente diverse con chi ha votato contro il bilancio. Per il momento resterò lì, in futuro si vedrà, per ora l’importante sono la serenità e la tranquillità.

Il suo voto favorevole al rendiconto, decisivo, non è incoerente con le precedenti posizioni critiche espresse nei confronti del resto del centrodestra in consiglio?
Non rinnego l’attività fatta con San Salvo Popolare e Liberale, da sempre dico che è sbagliato dire che va tutto bene. Sono da sempre un uomo di centrodestra, sono entrato per la prima volta in Forza Italia a 17 anni e sono 18 che vi milito. Per me c’era quel confine che non poteva essere varcato. Non nascondo che gli ultimi giorni sono stati duri e pesanti, sono finito anche al pronto soccorso il giorno della prima convocazione.
Ho scelto di fare politica all’interno di un partito che a livello nazionale e regionale governa in coalizione, votare contro il rendiconto causando la caduta dell’amministrazione sarebbe stato rinnegare la mia appartenenza al centrodestra e a Forza Italia.
Quale sarà ora la sua posizione nei confronti della maggioranza alla quale non aveva risparmiato critiche?
L’unico consiglio comunale nel quale siamo stati fortemente critici è quello di febbraio (sul bilancio di previsione e Dup, in quel caso i tre si astennero ndr) e spiegai il motivo in dichiarazione di voto: mancanza di condivisione, di dialogo. Per me dove ci si confronta si può avere un’idea diversa; se dall’altra parte si è talmente bravi da convincermi che la loro idea è migliore della mia, io posso ricredermi, ma se manca il dialogo, diventa difficile. L’ho detto in diverse occasioni, penso di essere stato trasparente.
Perché nell’ultimo consiglio comunale non ha motivato il voto a favore e spiegato tali concetti?
Perché ero molto provato, venivo da ore molto complicate. Non nascondo che ero preoccupato anche per la sera prima, quando sono stato al pronto soccorso. Avevo uno stato d’animo che non mi avrebbe permesso di partecipare alla discussione come avrei voluto fare.
Il coordinatore provinciale di Forza Italia ha legittimato la sua scelta, mentre una trentina di iscritti l’ha sfiduciata ricorrendo agli organi nazionali. Ora che succede?
Sono molto sereno perché, a differenza di chi mi ha sfiduciato, ho sempre avuto un filo diretto con i vertici regionali e provinciali. Lo stesso D’Amario è intervenuto con una dichiarazione pubblica [LEGGI].
Il problema è molto semplice, non si può dire che chi ha voluto ricostituire la segreteria negli ultimi tre anni abbia avuto un percorso politico netto: c’è chi nel 2022 era candidato con Fabio Travaglini in una coalizione di centrosinistra che, poi, a settembre dello stesso anno, ha promosso una campagna di tesseramento per Azione di Carlo Calenda. Tra loro c’è anche chi ha sbeffeggiato Forza Italia sui social. Poco dopo, gli stessi, hanno patrocinato una candidatura di Argirò alle Regionali nella Lega (richiamandosi al patto federativo con Azione Politica) e, infine, dalla scorsa estate sono tornati a strizzare l’occhio a Forza Italia.

Io penso che dentro un partito ci siano delle regole da rispettare perché altrimenti non ci si fa la tessera, si rimane indipendenti e si fa il battitore libero. C’è invece chi si è rifatto la tessera però contestualmente vuole continuare a fare il battitore libero, penso che questo sia incompatibile con chi invece vuol fare politica dentro un partito rispettandone le regole. Io le regole le ho rispettate, le dichiarazioni di D’Amario ne sono la dimostrazione. Altri non le hanno rispettate.

La accusano di aver trattato a titolo personale la presidenza del consiglio durante una chiamata con D’Amario, Marco Marsilio ed Emanuela De Nicolis, è così?
È stato un discorso fatto unicamente tra partiti. Io, durante la quasi totalità della chiamata, ho ascoltato anche perché c’era d’Amario che rappresentava il partito. È stato quindi un discorso fatto tra partiti senza richieste avanzate da persone o a titolo persone, così come avviene da sempre nelle coalizioni. Non ero io a rappresentare il partito, ma D’Amario, più trasparente di così…
Quali erano le richieste della segreteria del circolo cittadino di Forza Italia per aprire un dialogo con la sindaca?
Purtroppo le richieste della segreteria, che io da coordinatore ho ascoltato e avallato, andavano decisamente verso la rottura. Erano quattro: azzeramento della giunta, dimissioni della presidenza del consiglio comunale, la costituzione dei gruppi politici in consiglio, parola finale di Forza Italia sulla scelta del futuro candidato sindaco.
È evidente che si trattava di condizioni durissime, inaccettabili, fatte ad hoc per spaccare. È chiaro che a quel punto Forza Italia, nella figura di D’Amario, ha giudicato le condizioni irricevibili dicendo, com’è giusto che sia, “Fate ciò che ritenete opportuno, ma sappiate che se il coordinatore si rende responsabile di un atto che mette a rischio la tenuta dell’amministrazione comunale ci saranno delle conseguenze”. Se il coordinatore di un partito mette a rischio la tenuta di un’amministrazione di centrodestra, va da se che dal giorno dopo viene investito da una serie di conseguenze, perché altrimenti i partiti non avrebbero più ragione di esistere.
Inoltre, in caso di caduta dell’amministrazione, si rischiava un commissariamento dai 12 ai 14 mesi. Si è pensato a cosa avrebbe significato per una città come San Salvo un periodo di 14 mesi di sola ordinaria amministrazione?

Ora che accade nel partito cittadino?
Le ipotesi sono il commissariamento del circolo se si ritiene che non ci sono le condizioni per proseguire, il rigetto della mozione di sfiducia o che gli sfiducianti vadano via. Mi preme ribadire che ci sono dei vertici provinciali e regionali che dal momento in cui esci fuori dalle righe, ti richiamano all’ordine. Se pure richiamato all’ordine, continui a fare il battitore libero vuol dire che dentro quel partito non ci puoi stare.
Quando è stata ricostituita la segreteria, la mozione programmatica l’ho scritta insieme ad Argirò, nel rispetto di un passato politico che ci ha legati: io dal 2007 al 2014 sono sempre stato accanto a lui sostenendo tutte le sue candidature. Siamo i due primi firmatari della mozione in cui si richiama anche il dialogo che ci deve essere tra le forze di centrodestra. Se entri a gamba tesa con quelle condizioni irricevibili hai già smentito la mozione programmatica che tu stesso hai scritto con me e di cui sei il primo firmatario. Per questo dico che non si può ricostituire una segreteria pensando che si apra un dialogo con quelle quattro richieste. Infine, vorrei ricordare a chi mi sfiducia che io non ho mai chiesto nulla, anzi sono loro ad avermi chiesto di fare il coordinatore proprio in virtù della mia coerente e lunga militanza.