Stagione venatoria finita, il Tar salva i cervi. Associazioni: «Disponibili a confronto»

Cessata la materia del contendere tra Regione e associazioni che avevano presentato il ricorso contro la delibera della giunta dell’agosto 2024 che dava il via agli abbattimenti di cervi. Oggi il Tar Abruzzo ha preso atto della «mancanza di interesse alla pronuncia nel merito, atteso che l’atto impugnato aveva cessato i suoi effetti», scrivendo la parola fine sul documento che autorizzava l’uccisione di 469 esemplari, tra cui 142 cuccioli con meno di un anno di vita.

La mancanza di interesse alla pronuncia nel merito è stata manifestata dai legali delle associazioni Francesco Paolo Febbo e Michele Pezone, visto che la delibera regionale – impugnata da Lav, Lndc-Animal Protection e WWF Italia – sospesa dal Consiglio di Stato aveva ormai cessato i suoi effetti considerata la fine della stagione venatoria. I legali avevano comunque presentato una nuova memoria difensiva per ribadire le posizioni fin qui espresse, mentre la Regione non ha prodotto alcuna documentazione per confermare le proprie tesi.

«Abbiamo ritenuto che non fosse necessario andare avanti nel processo davanti al Tar – dicono oggi le citate associazioni – perché la sospensione stabilita dal Consiglio di Stato a novembre 2024 aveva di fatto reso per sempre inapplicabile la delibera regionale che autorizzava la caccia a questa specie simbolo della natura abruzzese. Contro la caccia ai cervi in Abruzzo vi è stata una mobilitazione senza precedenti: una petizione è stata firmata da oltre 140mila cittadini, moltissime associazioni ambientaliste e di categoria hanno organizzato manifestazioni e sit-in, mentre il mondo della ricerca e della cultura hanno invitato ad un ripensamento. Di fronte alla volontà della Regione di andare avanti, siamo stati però costretti a ricorrere al giudice amministrativo che ha riconosciuto le nostre ragioni».

La decisione del Tar arriva dopo la manifestazione di ieri di alcune sigle di agricoltori al Consiglio regionale abruzzese. Le associazioni evidenziano come la «giunta Marsilio si sia sempre rifiutata di confrontarsi nel merito della questione. Nessuno ha mai negato che la convivenza tra attività agro-silvo-pastorali e fauna selvatica possa presentare dei problemi, ma la scienza ci ricorda come questi problemi possano essere affrontati molto più efficacemente con la prevenzione rispetto agli abbattimenti indiscriminati. Ribadiamo la nostra disponibilità ad avviare tavoli di confronto per affrontare il tema dei danni in agricoltura. È una disponibilità che manifestiamo sia nei confronti del governo regionale che delle associazioni di categoria. Se invece si vorrà insistere sulla strada degli abbattimenti, saremo costretti a tornare a difendere gli interessi della fauna (patrimonio indisponibile dello Stato) e dei tantissimi che vogliono salvaguardarla».

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