Morte Nicola Di Biase: condannati appaltatore, datore di lavoro e responsabile della sicurezza

Dopo quattro anni di attesa è arrivata ieri la sentenza di primo grado per la morte di Nicola Di Biase, lavoratore edile di 59 anni di San Salvo caduto da un’impalcatura di via Montegrappa all’angolo con via Stingi. L’incidente è avvenuto l’11 novembre 2020, ieri, al tribunale di Vasto, la giudice Stefania Izzi ha pronunciato la sentenza condannando tutti e tre gli imputati per il reato di omicidio colposo in concorso con l’aggravante di essere stato commesso con la violazione delle norme antinfortunistiche.

Sono stati inflitti tre anni di reclusione a un 45enne di San Salvo, legale rappresentante dell’omonima ditta individuale a cui erano stati affidati i lavori in questione di ripristino e rifacimento delle facciate del condominio “Napoli2” e della Edil 2020 Srls, esecutrice e subappaltatrice degli stessi; due anni a un 43enne di Vasto, titolare della ditta T.E.S. srl, che aveva a sua volta ricevuto in subappalto alcune lavorazioni di risanamento, tra cui la ridipintura, e datore di lavoro dell’operaio deceduto; due anni anche a un settantenne di San Salvo, coordinatore in fase di progettazione e responsabile della sicurezza del cantiere.

Il giudice ha inoltre stabilito una provvisionale immediatamente esecutiva per il risarcimento, da quantificarsi poi in altra sede, a favore della vedova, costituitasi parte civile con l’avvocato Marco Bevilacqua del Foro di Chieti che l’ha assistita unitamente a Studio3A-Valor che spiega: «I familiari di Di Biase non hanno ancora visto un euro di risarcimento dalle compagnie di assicurazione delle imprese coinvolte e del tecnico». I tre imputati sono stati anche condannati in solido al pagamento delle spese legali sostenute dalle parti civili costituite, tra cui anche alcuni fratelli del lavoratore, a cui pure è stata riconosciuta una provvisionale. 

Nicola Di Biase

L’inchiesta ha escluso, attraverso l’autopsia, che l’operaio fosse caduto a causa di un malore, il decesso è stato causato dalle ferite riportate nella caduta: tra cui un trauma toracico, fratture multiple come quelle al bacino ed emorragie e lesioni agli organi interni. Grazie a una perizia tecnica, che si avvalso anche delle immagini di una telecamera di video sorveglianza della zona, è stato accertato che la caduta è avvenuta nel lato ovest del castello di salita dell’impalcatura, da un’altezza di 4-5 metri, con ogni probabilità dal “terrazzo privo di protezioni”.
Sulla scorta di questi e di tutti gli altri elementi, il sostituto procuratore aveva chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di «aver causato la morte di Di Biase per colpa generica consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nonché per colpa specifica consistita nella violazione delle norme che tutelano la salute e la sicurezza nei luoghi dei lavoro».

Il tribunale di Vasto

Ai due imprenditori è stato imputato di non aver adottato nel terrazzo del condominio da cui il lavoratore è precipitato idonee opere provvisionali o comunque precauzioni per eliminare i pericoli di caduta di persone, tra cui, parapetti e tavole fermapiede. Al professionista è stato contestato di aver omesso di redigere il piano di sicurezza e coordinamento, di verificare la corretta applicazione delle procedure di lavoro, nonché di verificare l’idoneità del piano operativo di sicurezza delle ditte Edil 2020 e T.E.S. srl.

«la sentenza di condanna con le relative pene – conclude Studio 3A – non restituiranno Nicola Di Biase ai suoi cari ma rendono loro almeno un po’ di giustizia, nella speranza che questo punto fermo sblocchi finalmente anche la definizione della questione risarcitoria evitando loro l’ulteriore calvario di dover intraprendere anche una lunga causa civile per ottenere quanto dovuto».

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