Rifiutare l’aborto in ospedale vuol dire affrontare la questione in «un’ottica cattolico-integralista». Lo afferma il coordinamento del Psi del Vastese dopo quanto accaduto nelle scorse settimane.
«Affermare – come ha fatto la premier a margine del Consiglio Europeo dell’aprile 2024 – che il suo governo non intende cambiare la legge ma garantire la libera scelta, poco convince se si considera che in Abruzzo la percentuale di medici obiettori di coscienza raggiunge percentuali altissime: nella Asl di Pescara sono oltre 90 %, a Teramo gli obiettori arrivano all’80%, a Chieti superano il 90% ed infine la media degli obiettori nella Asl dell’Aquila è del 75%. Senza tralasciare di considerare che, a pochi giorni dalla decisione del Parlamento europeo di inserire l’aborto tra i diritti fondamentali dell’Unione, con un emendamento al decreto sui fondi del Pnrr che stabilisce che nei consultori dovranno essere presenti associazioni “che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”, il governo Meloni ha interpretato questa locuzione a suo piacimento favorendo nelle Asl l’istituzione di sportelli dal nome pro-vita ma che sono, di fatto, anti-scelta. Come socialisti, ma prima ancora come cittadini, non possiamo più condividere che la legge nazionale sull’interruzione della gravidanza venga così arginata e ci batteremo – oggi come sempre – per il diritto delle donne all’autodeterminazione e alla libertà di scelta».
«È necessario, continuano in una nota i socialisti del territorio, monitorare le attività degli ospedali regionali e se del caso creare dei punti di (corretta) informazione sull’interruzione della gravidanza e sulla somministrazione della pillola RU486 che non passi per operatori medici inseriti nel sistema voluto dall’arcaico governo attuale. Inoltre vanno rafforzate le attività dei consultori. Il ministro della salute, con circolare della direzione generale della prevenzione del 18 agosto 2020, ha provveduto ad aggiornare le linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza mediante assunzione della cosiddetta pillola abortiva RU486. Con tale circolare si disponeva che non era da ritenersi più obbligatorio che il percorso di interruzione volontaria farmacologica della gravidanza avvenisse in regime di ricovero ordinario in ospedale, ma che tale intervento poteva essere attuato anche in strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale ed autorizzate dalla Regione, nonché in consultori oppure day hospital. L’Abruzzo appartiene al gruppo di regioni riluttanti nell’adeguarsi alle nuove direttive ministeriali in ragione della circolare firmata dell’assessora alla salute, Nicoletta Verì, e del direttore del dipartimento regionale sanità, Claudio D’Amario, con la quale si raccomanda fortemente che l’interruzione volontaria di gravidanza mediante la cosiddetta pillola abortiva sia effettuata preferibilmente in ambito ospedaliero e non nei consultori familiari. Non possiamo accettare di vedere compromesso un diritto con il pretesto dell’ “indecoroso stato” in cui versano i consultori in Italia e in Abruzzo. Se così è pretendiamo che il governo e la Regione si attivino con idonei interventi per superare l’attuale stato di abbandono in cui versano i consultori familiari dotandoli di tutte le figure professionali previste e necessarie a svolgere con efficacia ed efficienza le funzioni attribuite loro dalla legge».