Per Gianfranco Fini, il trentennale della svolta di Fiuggi è l’occasione per ricordare «il lungo viaggio della destra nel secolo precedente». Il Teatro Rossetti di Vasto ospita il leader che, a metà degli anni novanta, traghettò la destra italiana fuori dall’emarginazione politica fino a dentro il governo Berlusconi. Era il 1995 e a Fiuggi, non senza una spaccatura della corrente che faceva capo a Pino Rauti, cessò di esistere, dopo 49 anni, il Movimento sociale italiano e nacque Alleanza nazionale.

Ad affiancare sul palco l’ex presidente della Camera sono i senatori Etelwardo Sigismondi, Guido Liris e Roberto Menia, il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, l’ex sindaco di Vasto Giuseppe Tagliente. Introduzione affidata al coordinatore cittadino di FdI, Piernicola Carlesi, figlio di Nicola Carlesi, che fu deputato dal 1996 al 2001. A dirigere la sequela di ricordi è Fabrizio Tatarella, vicepresidente della fondazione intitolata a Giuseppe Tatarella, l’ex vicepresidente del Consiglio che di An fu uno dei padri nobili.

«L’acqua che passa nel fiume è sempre nuova», dice Fini. «Al netto nei meriti e degli errori, bisogna saper guardare all’evoluzione del pensiero di destra. Possono cambiare i dirigenti, i nomi dei partiti, ma si rimane una comunità. Era la destra di Almirante, invece il salto generazionale» portò alla fondazione di Alleanza nazionale. «An nasce per quel senso che avevamo avuto noi in eredità dai padri, da Almirante. La capacità della classe dirigente fu quella, innanzitutto, di mettere in discussione se stessa». I valori di «una forza di destra sono la dignità della persona, la centralità dell’essere umano».
Affronta anche il tema al centro della politica di questi giorni, il riarmo di «un’Europa pronta a difendere se stessa dalla perdita della propria identità», un’Ue nata «dall’idea di un’identità giudaico-cristiana». L’ultimo comizio di Fini a Vasto risale al 2008. Era la campagna elettorale per le elezioni politiche in cui, dopo due anni di governo Prodi, avrebbero visto tornare Berlusconi a Palazzo Chigi. Proprio quell’anno, mentre sul fronte politico opposto nasceva il Pd dalla fusione di Ds e Margherita, nel centrodestra il Cavaliere diede vita al Pdl in cui si sciolse Alleanza nazionale. Tra coloro che, nel partito, contestarono la decisione presa da Fini di confluire nel Popolo della libertà ci furono proprio Roberto Menia e Nicola Carlesi. Fu, ammette Fini, «un errore di valutazione», ma «quando agisci in buona fede, riconosci, ma non ti fasci la testa, come non ti metti in petto una medaglia che non meriti. Sono in pace con la mia coscienza non perché non ho fatto errori. Ne ho fatti tanti, ma li ho fatti in buona fede».