«Le lotte popolari all’origine dei grandi cambiamenti che hanno trasformato San Salvo e il Vastese»

Le lotte popolari sono state la spinta decisiva ai cambiamenti che hanno riguardato San Salvo e il territorio. È uno degli spunti emerse nel convegno Le finestre sulla nostra storia alla Porta della Terra, organizzato dall’associazione Il bosco e la bandiera, con ospiti l’archeologo Davide Aquilano, gli storici Giovanni Artese e Costantino Felice e la dirigente della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio Chieti-Pescara, Amalia Faustoferri.

Gabriele Marchese

Dopo l’introduzione del presidente dell’associazione, l’ex sindaco Gabriele Marchese, e i saluti di Maria Travaglini (consigliera comunale con delega alla Cultura) e Nicola Valentini (presidente Bcc Valle del Trigno, tra gli sponsor) i relatori hanno interloquito con la moderatrice dell’iniziativa, Maria Iole Monaco. Il convegno si inserisce nella serie di iniziative pensate per celebrare i 75 anni dall’occupazione di “Bosco Motticce” – segue l’inaugurazione della mostra di qualche giorno fa – che hanno l’obiettivo di «dare un contributo alla costruzione di una memoria collettiva», come nelle parole di Marchese.

Gli interventi hanno ripercorso le principali tappe dell’evoluzione di San Salvo dalle origini all’industrializzazione. Tanto c’è ancora da scoprire, per quanto riguarda le origini del centro abitato, Faustoferri ha ricordato la necropoli arcaica rinvenuta in via Galilei nel 2008 che oltre a rappresentare un modello di felice connubio tra le esigenze private e quelle di tutela archeologica (il sito fu scoperto grazie a un cantiere privato che proseguì dopo il prelievo dei resti) mostra «anche il lato oscuro di tali ritrovamenti». Alcune di quelle reliquie attendono infatti ancora di essere restaurate per poter essere esposte. «Il primo passo – ha detto la rappresentante della Soprintendenza – è la cognizione di ciò che si ha. Se si perseguisse la politica di coniugare l’acheologia e i lavori, si scoprirebbero tante altre cose».

Dopo i focus sui resti romani (in particolare l’acquedotto) di Aquilano e sullo sviluppo fino agli anni Cinquanta e gli effetti della Seconda guerra mondiale nel territorio di Artese, a concludere l’iniziativa è stato lo storico Felice che ha messo al centro del proprio intervento le radicali trasformazioni che hanno portato alla San Salvo attuale.

«Qui – le parole di Felice – ci sono state tre rivoluzioni: agricola, industriale e turistica-ambientale. Questo territorio è stato al centro di un miracolo economico che ha evidenziato un modello di sviluppo virtuoso, cioè riuscito».
All’origine di tali trasformazioni, Felice individua il ruolo primario i sommovimenti popolari che in Italia hanno avuto la loro espressione più forte nella piana del Fucino e che nel Vastese hanno gli esempi più fulgidi a Lentella (dove ieri ricorreva il 75° anniversario della morte di Nicola Mattia e Cosmo Mangiocco, uccisi durante lo sciopero alla rovescia) e San Salvo con l’occupazione di Bosco Motticce (12 marzo 1950): «Quelle lotte durate mesi e costate vite umane hanno portato all’abbattimento del latifondo, perno della questione meridionale. Quelle lotte hanno portato alla Riforma agraria dell’agosto 1950 che ha imposto l’esproprio dei latifondi al di sopra dei mille ettari».

Giovanni Artese

«Quella riforma è stata introdotta dalla Democrazia Cristiana, ma indotta dal Pc e i contadini ne sono stati i protagonisti assoluti. La riforma ha dato vita alla piccola e media proprietà contadina, si passerà poi da un’agricoltura di autosufficienza alle imprese agricole, per questo è stato un momento decisivo così come la nascita della cooperazione». Per Felice, dopo la Riforma agraria, l’altro punto di svolta per il Sud (al netto dei lati oscuri e delle criticità insolute, nda) è da individuare nell’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno.

Costantino Felice

Riguardo l’industrializzazione, per Felice, non c’è, ancora oggi, piena consapevolezza della portata di quella fase e anche in questo caso individua il protagonismo delle lotte popolari: «Perché il metano è rimasto qui favorendo la nascita della Siv? Aldo Moro lo voleva portare a Bari e lui contava molto di più di Gaspari, Spataro, Mattioli ecc. Ci furono lotte popolari (a Cupello, San Salvo, Lentella ecc.) che imposero quella soluzione. Io ritengo il sommovimento popolare il protagonista centrale di questi processi che hanno una portata storica che va ben oltre la dimensione locale e che riguarda la storia del Mezzogiorno e dell’Italia».

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