«Senza Stellantis l’auto italiana sarebbe scomparsa da tempo come l’Olivetti e la Montedison». È uno dei passaggi della lunga audizione informale di John Elkann a Montecitorio davanti alle commissioni Attività produttive di Camera e Senato. Il presidente del gruppo automobilistico ha illustrato il piano per il futuro sottolineando più volte il ruolo fondamentale giocato da Stellantis.

«Nonostante la situazione drammatica – ha detto Elkann – la mia famiglia si è assunta la responsabilità di difendere l’azienda e chi ci lavorava, investendo nuove risorse e mettendo le basi per il rilancio. Se non ci fosse oggi Stellantis, non saremmo qui, perché l’auto italiana sarebbe già scomparsa da tempo, come l’informatica dopo l’Olivetti e la chimica dopo la Montedison. Negli ultimi 20 anni, il mercato domestico è calato del 30% mentre l’occupazione si è ridotta di circa il 20%. Questo significa che l’azienda ha difeso la produzione e l’occupazione degli stabilimenti del Paese grazie all’export dei marchi italiani, oltre alle Jeep prodotte in Basilicata, alle Dodge in Campania, ai van Citroen, Opel e Peugeot in Abruzzo e più recentemente alle Ds a Melfi».
Elkann ha replicato anche a chi, nei mesi scorsi, ha sottolineano i corposi finanziamenti pubblici italiani a favore del gruppo: «La spesa per investimenti e ricerca e sviluppo in Italia è stata pari a 53 miliardi, a fronte di contributi pubblici pari a 1 miliardo: un rapporto fra dare e avere di 50 a 1».

Il numero 1 Stellantis ha aggiunto che il gruppo sta mantenendo fede agli impegni presi e che gli stabilimenti italiani «saranno dotati di tutte le piattaforme multi-energia per la produzione di autovetture STLA Small, Medium e Large, con quest’ultime due già operative a Melfi e Cassino. Ad Atessa è installata una piattaforma dedicata ai veicoli commerciali leggeri».
Sulla successione dell’ex ad Carlos Tavares ha assicurato che entro la metà del 2025 sarà nominato il nuovo amministratore delegato.
Per quanto riguarda la produzione, «dal 2026 si prevede un aumento grazie al lancio di dieci aggiornamenti di prodotto nelle fabbriche italiane i cui livelli produttivi dipenderanno dal mercato e da fattori esterni come i dazi». Nelle parole del presidente non è mancato il riferimento allo «svantaggio strutturale rispetto ai concorrenti cinesi, pari al 40% del costo manifatturiero complessivo. In particolare, i prezzi dell’energia di paesi produttori di auto europei risultano cinque volte più alti di quelli cinesi».

Venendo agli stabilimenti abruzzesi e molisani, Elkann ha aggiunto che «il sito di Atessa produce l’intera gamma di veicoli commerciali di grandi dimensioni per i marchi Fiat, Peugeot, Opel e Citroen ed esporta in 75 paesi oltre l’80% della sua produzione. Svolgerà sempre più un ruolo centrale e dal 2027 sarà avviata la produzione di una nuova versione di Large Van».
L’ipotesi Gigafactory a Termoli, poi, non sarebbe ancora del tutto svanita: Stellantis ha ribadito il suo impegno nel sostegno finanziario della joint venture Acc e che comunicherà il suo piano nel 2025: resta disponibile a studiare la realizzazione dello stabilimento per le batterie. «In attesa che Acc renda noto il suo piano, ci siamo mossi in anticipo, affiancando alla produzione di motori termici i cambi per le auto ibride», ha detto Elkann che però ha anche sottolineato che «il consumo di energia necessario per una Gigafactory è 10 volte superiore a quello di uno stabilimento produttivo di autovetture. Per questo, l’Europa dovrebbe far scendere i prezzi dell’energia a valori competitivi globali e mantenerli a livelli costanti e prevedibili».