Pd: «Garantire i diritti di ogni donna». I giovani Dem: «Intervenga il consiglio regionale»

«È necessario un impegno collettivo per garantire che ogni donna possa esercitare i propri diritti senza ostacoli e con il supporto adeguato». A prendere posizione sul caso della mancata interruzione volontaria di gravidanza è il Pd Abruzzo con Emanuela Di Giovambattista (coordinatrice della segreteria regionale), Marielisa Serone D’Alò (responsabile del dipartimento Diritti) e Roberta Tomasi (coordinatrice della Conferenza delle donne democratiche) che aggiungono «le esternazioni del direttore devono essere riviste e corrette».

«In questi giorni abbiamo letto dichiarazioni di questo tipo (e con questi toni): “Si può effettuare il certificato che avvia all’Ivg dopo aver fatto una ecografia che accerta lo stato di gravidanza”; alla donna “sono state date le informazioni dovute, che identificano un percorso, e a quello ci si deve attenere. Si fa l’ecografia, si compila il certificato e si indirizza la donna all’ospedale che pratica l’Ivg, che a Vasto è temporaneamente sospesa per mancanza di medici non obiettori”».

«Abbiamo osservato gli accadimenti in queste ore, consapevoli dell’ottimo lavoro portato avanti dai collettivi e dalle associazioni territoriali che ogni giorno lavorano e sono al fianco delle persone e delle donne che non riescono da sole a far valere i propri diritti. Siamo però ora convinte che sia necessario sottolineare in tal senso le serissime condizioni in cui versa la sanità abruzzese per quello che riguarda la possibilità di accedere a servizi garantiti a norma di legge (in teoria) e che meritano una riflessione approfondita».

Le tre rappresentanti del Pd regionale individuano poi i punti più critici della vicenda:
«Disinformazione e Ostacoli: come evidenziato da Zona Fucsia, e poi con lei la collettiva Malamend3 e la piattaforma “Ivg ho abortito e sto benissimo”, l’ospedale pubblico di Vasto si è trasformato in un luogo di disinformazione, ostacolando l’accesso a un diritto fondamentale. La negazione dell’Ivg non solo contraddice le normative vigenti, ma crea anche un clima di paura e confusione per le donne che si trovano in situazioni di necessità».

«Diritto alla Salute: è fondamentale ricordare che l’accesso all’Ivg è un diritto sancito dalla legge. Le affermazioni del direttore della Asl di Vasto sembrano ignorare questo principio, mettendo in discussione la responsabilità delle istituzioni sanitarie nel garantire la salute e il benessere delle donne».

«Impatto Sociale: le parole del direttore non solo influenzano le decisioni individuali, ma hanno anche un impatto sociale più ampio. Parlare di battito del feto, normalizzare una circostanza, quella dell’obiezione di struttura – che NON è consentita dalla legge – usando peraltro un tono paternalistico e secco, quando si parla della vita e delle esperienze vive di una e più persone in carne e ossa, stigmatizzare in una parola l’IVG contribuisce a perpetuare una cultura di silenzio e vergogna, che può avere conseguenze devastanti per le donne e le loro famiglie».

«Richiesta di Trasparenza: è essenziale che le autorità sanitarie forniscano informazioni chiare e trasparenti riguardo ai servizi disponibili. La mancanza di comunicazione e supporto può portare a situazioni di emergenza e a scelte forzate, come quella di rivolgersi ad altri servizi, in questo caso anche fuori regione, che non dovrebbero mai essere parte dell’esperienza di una donna».

«Intervenga il consiglio regionale»

«L’interruzione della gravidanza è legale e possibile anche nelle prime settimane, molto prima che si possa rilevare un battito cardiaco, che in quel periodo è solo un’attività elettrica, non un cuore che pompa sangue». Sul caso intervengono anche i Giovani Democratici Abruzzo che sottolineano che tali dichiarazioni non sono un caso isolato, «ma evidenziano un problema sistemico nelle strutture sanitarie, dove l’obiezione di coscienza e le convinzioni personali di alcuni operatori sanitari spesso ostacolano l’accesso all’Ivg, ignorando la Legge 194/78 che garantisce questo diritto».

«C’è una carenza di personale non obiettore, facendo di fatto di un diritto un privilegio riservato a poche e rendendo impossibile avere accesso a un diritto – proseguono le e i Giovani Dem – La situazione denunciata non riguarda solo l’ospedale di Vasto, ma riflette un fenomeno più ampio di resistenza all’applicazione della Legge 194 in Abruzzo. La carenza di medici non obiettori e la diffusa disinformazione stanno creando ostacoli concreti per le donne abruzzesi che cercano di accedere a questa pratica sanitaria, compromettendo gravemente la loro libertà di scelta e la loro salute».

«Non possiamo più tacere su questo clima reazionario e lesivo dei diritti delle donne così come garantiti dalla legge 194. Per questo l’8 marzo abbiamo partecipato al grande corteo transfemminista di Pescara. Continueremo a lottare nelle piazze e nelle istituzioni e chiediamo che si sommi l’intervento in consiglio regionale dei consiglieri del Patto per l’Abruzzo, per portare nelle istituzioni un caso tanto grave».

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