«Una bancarotta autorizzata». Sarà questa, secondo Silvio Paolucci, la conseguenza della riforma dell’Arap, azienda regionale per le attività produttive. «Il riassetto di Arap», scrive in un comunicato il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, «approderà̀domani in terza commissione con tutte le sue contraddizioni: in primis l’intento di dare concretezza all’Aruap, nuova creatura partorita dalla destra attraverso la una fusione con l’indebitatissimo Consorzio per lo sviluppo industriale dell’area Pescara-Chieti e in seconda istanza la ripresa di un vero e proprio “poltronificio”, che in questi giorni sta alimentando lo scontro fra partiti di maggioranza per la corsa ad accaparrarsi il posto di commissario e subcommissario. Nomine che, secondo la proposta di legge che Marsilio e l’assessore Magnacca in grande fretta vorrebbero imporre al Consiglio, sarebbero a carico del solo esecutivo. Una fretta che ha portato alla nascita di una proposta di legge con gravi carenze sia dal punto di vista tecnico e sia economico, perché potrebbe condurre a una bancarotta autorizzata e rendere corresponsabili i consiglieri che la votano».
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«Alla vigilia della seduta di commissione per discutere del delicato processo di riassetto complessivo, riorganizzazione ed implementazione delle aree industriali regionali, attraverso la fusione tra l’Azienda regionale delle aree produttive (Arap) e il Consorzio per lo sviluppo industriale dell’area Pescara-Chieti (Csi), spunta un nuovo provvedimento della giunta che conferma i nostri timori espressi nelle scorse settimane. La data è quella del 19 febbraio scorso, il fine è creare la figura di un ulteriore sub-commissario, rispetto ai due inizialmente previsti, per coadiuvare il ruolo del Commissario di Arap, ma – sostiene Paolucci – soprattutto, e probabilmente, per soddisfare la fame di nomine dell’assessore Magnacca. La giunta regionale è così impegnata a pensare a come fare incetta di poltrone che perde di vista l’obiettivo principale della riforma, ammesso e non concesso che sia mai stato questo l’intento: cioè rilanciare l’ente che dovrebbe sviluppare e valorizzare le aree produttive del nostro Abruzzo».
Una proposta di legge nata con «la fretta di sottrarre al Consiglio regionale e alle forze di opposizione il rinnovo del consiglio di amministrazione. Nel merito, infatti, così come abbiamo più volte segnalato, l’idea di creare una “good” ed una “bad company” rischia di naufragare, poiché si pone in diretto contrasto con le norme che disciplinano l’istituto della fusione. Ciò comporterà, che la costituenda Agenzia regionale unica delle attività produttive (Aruap), verrà alla luce con una imponente massa debitoria, complessivamente stimata tra i 40 ed i 50 milioni di euro, cosa che mette una seria ipoteca sul funzionamento del nuovo Ente e sull’affidabilità creditizia» e sulla possibilità di realizzare «progetti che rischiano di non vedere mai la luce, come, ad esempio, i lavori nei porti di Pescara e di Ortona e il rilancio del comprensorio sciistico Passolanciano-Majelletta. E sembra che il Presidente Marsilio si sia accorto solo di recente in quale situazione di paralisi sia l’Ente e quali ben altre mire abbia l’assessore Magnacca».