Maglia nera all’Abruzzo sul fronte della migrazione sanitaria. Secondo i dati 2022 elaborati dalla fondazione Gimbe, il saldo passivo della mobilità interregionale (cioè chi va fuori dalla propria regione per curarsi) in Italia ha sfondato quota 5 miliardi di euro, dato più alto di sempre, con particolare riferimento al Centro-Sud.
«Questi numeri certificano che la mobilità sanitaria non è più una libera scelta del cittadino, ma una necessità imposta dalle profonde diseguaglianze nell’offerta dei servizi sanitari regionali – le parole di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – Sempre più persone sono costrette a spostarsi per ricevere cure adeguate, con costi economici, psicologici e sociali insostenibili».

Lo squilibrio Nord-Sud si evince dal saldo passivo concentrato per il 78% in Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia. Lombardia, Emilia Romagna e Veneto sono, invece, le regioni che attraggono più pazienti da fuori. In Abruzzo il saldo passivo ha un valore di -104,1 milioni di euro.
Paolucci: «Un altro bruttissimo primato»
I dati Gimbe vengono commentati negativamente dal consigliere regionale di minoranza del Partito Democratico, Silvio Paolucci: «In sanità si cura chi fugge dall’Abruzzo. Aumentano i debiti, diminuiscono le prestazioni, aumenta la sanità passiva con costi che si ripercuotono sulle spalle dei cittadini abruzzesi. Questa è la fotografia contenuta nell’analisi che conferma il fallimento di Marsilio sulla sanità. Una governance sanitaria, quella della destra, che ci regala un altro bruttissimo primato. Questo significa che gli abruzzesi che hanno la possibilità di curarsi, lo fanno sempre di più fuori regione, infatti l’Abruzzo è collocato in coda alla classifica nazionale relativa e in alto per quanto riguarda la spesa pro capite relativa alla mobilità passiva. Questo accade quando non si gestisce uno dei comparti più sensibili delle competenze regionali».