Ci sono troppe richieste di connessione alla rete, per questo ora si pensa di filtrarle per stoppare l’affollamento, almeno virtuale. Il caso è quello delle richieste di allaccio alla Terna, primo passo per la presentazione di progetti di produzione di energia da fonti alternative. Ne avevamo parlato qualche settimana fa perché il report mensile della società evidenzia in Abruzzo una netta sproporzione territoriale con un’altissima concentrazione delle richieste in provincia di Chieti e in particolare nel Vastese, a differenza del resto della regione.
A livello nazionale l’obiettivo da raggiungere entro il 2030 è l’installazione di impianti per 70 GW (gigawatt) complessivi, al 31 dicembre 2024 le richieste erano per ben 348 gigawatt (tra eolico sulla terraferma e in mare e solare), cioè più di cinque volte tanto. Le richieste superano l’obiettivo anche in Abruzzo: alla nostra regione sono chiesti impianti per 2 gigawatt entro il 2030, attualmente le richieste sono per 3,88 gigawatt, di cui la quasi totalità in provincia di Chieti (3,45 GW).
Come racconta Il Sole 24 Ore, si tratta di oltre 6mila pratiche che rischiano di influire negativamente sulla pianificazione degli impianti, per questo motivo il ministero dell’Ambiente, Arera e Terna stanno lavorando a un sistema di filtraggio. L’obiettivo è introdurre criteri ben definiti per tali richieste in modo da effettuare una selezione alla fonte. La testata giornalistica economica parla dell’ipotesi di modifica del pagamento da effettuare per tale richiesta da legare anche a un periodo di tempo entro il quale la richiesta decade.
Tra i punti più interessanti c’è l’ipotesi di introduzione della necessità della dichiarazione di un istituto bancario «che dimostri la capacità finanziaria per sostenere l’investimento e la necessità di fornire una documentazione progettuale di dettaglio». Un passaggio fondamentale considerando che, spesso, progetti che richiedono ingenti risorse economiche sono presentati da società con modesti capitali sociali che ne mettono in dubbio la reale capacità di realizzazione (punto, questo, sollevato anche da sindaci e comitati).
Un altro possibile filtro potrebbe essere la riduzione, sempre citata da Il Sole, «della disponibilità di connessione nelle aree dove la rete è carente e ci sono pochi insediamenti e questo al fine di evitare esborsi eccessive per costruire nuovi tratti di rete che servono poca capacità».