Il presepe di Santa Maria Maggiore di Vasto si ispira quest’anno al Giubileo inaugurato da Papa Francesco dal titolo Pellegrini di speranza. Lo si comprende dalla riproduzione della Porta Santa della Basilica romana di San Pietro, spalancata dinanzi alla capanna della Natività.
Per cogliere a pieno il significato dell’opera si deve partire dal lato sinistro guardando la porta, immaginando un cammino che, con i vari personaggi, conduca alla capanna. Le scene sono quelle tradizionali in cui non potevano mancare i pastori, primi a ricevere l’annuncio degli Angeli, e il pellegrino con la lanterna, anch’essa simbolo della Parola di Dio che deve guidare i passi dei credenti nelle tenebre del mondo. Da un primo sguardo d’insieme, ci si può avvicinare alla Capanna attraversando la porta, cercando di cogliere il messaggio del Giubileo come “ripartenza” che fa leva sulla Grazia. La speranza è virtù teologale – dono di Dio – e vorrebbe trascinare il fedele verso un cambiamento.
Man mano che ci si sposta verso destra, si possono notare altri personaggi in movimento che lasciano poi la scena ad un giardino ben coltivato ed ordinato che ha sullo sfondo un rimando alla nostra città del Vasto: la porta della Chiesa di San Pietro, anch’essa caratterizzata da un giubileo annuale. Il vero giubileo infatti è – oggi soprattutto – quello che suscita una conversione e una presa di coscienza della cura del creato e dell’altro, a partire dai più deboli.
Ecco perché man mano che ci si allontana da Gesù, si trova un ambiente più devastato dal cambiamento climatico, per tanti aspetti generato da uno stile di vita incentrato solo sul consumo egoistico. Si possono notare, infatti, scene di devastazione fino alla desertificazione. Sulla parete compaiono delle riproduzioni – alcune di arte contemporanea – che ricordano la distruzione provocata dal cambiamento climatico e soprattutto dal “non cambiamento” del cuore.
Il presepe è, però, un messaggio di speranza come ricordano alcuni versi del Cantico delle Creature sulla parete, perché rimanda alla fiducia di un Dio che viene per mostrarci la vera umanità, quella di chi sa farsi piccolo preoccupandosi dei piccoli e degli indifesi della storia. La speranza è quella di ripartire dal Giubileo per avere a cuore il futuro della terra e dei bambini che verranno, scegliendo stili di vita che sappiano rimettere al centro la cura della vita.
Un grazie speciale a coloro che si sono adoperati con passione nella realizzazione del Presepe e in modo particolare alla squadra di Nino D’Annunzio, Franco Patella, Gino Scè, Luciano Catinari, Lello Alessandrini, Sergio Antonelli, Carmine Ciliberti, Michele Barone, Giovanni Notarangelo, Sebastiano Racano e i tanti uomini e donne di buona volontà che ci hanno aiutato nella consulenza. Un ultimo grazie alla Confraternita della S. Spina che finanzia ogni anno l’opera.
Don Domenico Spagnoli