Nella bottega di Nunzia è sempre Natale: da San Gregorio Armeno a Vasto il presepe è un’arte

Entri nella bottega di Nunzia e Marisa ed è sempre Natale, 12 mesi l’anno. «Prima di Amazon e delle produzioni cinesi, venivano tutti qui. Ora si lavora soprattutto d’estate coi turisti, che entrano e restano stupiti». Nel cuore del centro storico di Vasto, il negozio di Nunzia Gotta e sua figlia Marisa Pinto più che tradizione è, ormai, un’istituzione da un quarto di secolo. È vastese per scelta. La sua è una storia di passione per un’arte napoletana, quella del presepe di San Gregorio Armeno, che ha trapiantato a Vasto.

Nunzia Gotta

«Vivo a Vasto da 34 anni. Io e la mia famiglia ci siamo trasferiti da Napoli nel 1990. Inizialmente non la conoscevamo. Stavamo ristrutturando una casa a Fresagrandinaria per trascorrere in paese i periodi di ferie, quando l’allora sindaco, Giovanni Di Stefano, ci consigliò di visitare Vasto. Così la conoscemmo. Una volta arrivati, mio figlio mi disse: “Qui vedo gente serena” e allora decidemmo di cercare casa qui e di aprire un negozio di modellismo in via Tobruk. Avevamo riproduzioni in miniatura di velieri, automobili, macchine e aerei telecomandati. Per alcuni anni fu un successo, poi iniziò il calo e, così, nel 2000 chiudemmo il negozio. Mio marito Franco aveva l’hobby del presepe e perciò aprimmo questa attività». Una tradizione di famiglia, visto che «a Napoli i miei nipoti hanno un laboratorio a San Gregorio Armeno. Sono loro che ci mandano i presepi, mentre le creazioni di stoffa sono realizzate da mia figlia Marisa».

Un artigianato unico che resiste alla crisi economica: «Prima mio marito costruiva le strutture e solo i personaggi arrivavano da San Gregorio Armeno, ora tutto arriva da lì, anche se alcune realizzazioni più piccole le faccio io. Sono composizioni in sughero, legno e, per ciò che riguarda i personaggi, in terracotta dipinta con abiti di stoffa fatti a mano da mia figlia. Mio marito fece anche un presepe che regalò a Papa Giovanni Paolo II. Prima di Amazon e delle produzioni cinesi, venivano tutti qui. Ora si lavora soprattutto d’estate coi turisti, che entrano e rimangono stupiti. Ci hanno commissionato anche presepi destinati a personaggi noti del mondo dello spettacolo, chiedendoci però di mantenere sempre il riserbo. Noi napoletani il presepe ce l’abbiamo nel Dna, è una tradizione italiana da difendere».

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