Nel 2004 ci lasciava Luciano Tosone. Ingegnere, docente e pittore, ha lasciato il segno nella professione, nell’insegnamento e nella produzione artistica. Testimonianze della sua opera si vedono anche a Vasto, in particolare nell’edilizia scolastica. Ce lo ricorda Luigi Scarano in questa riflessione inviata a Chiaro Quotidiano sulle scuole progettare da Tosone e sul recente abbattimento di una di esse. Con l’auspicio che «si possa un giorno celebrare adeguatamente e nelle sedi opportune questo grande personaggio che amava il nostro territorio e del quale non bisogna perdere la traccia e soprattutto il suo prezioso operato. Ricordarlo».
«Un portatore sano di cultura europea dinanzi alla demolizione e all’abbattimento di un edificio avverte sempre un profondo senso di angoscia, di inquietudine viscerale.
Questo approccio è un fatto del tutto nuovo. Segno e conseguenza dello scorso secolo. Dell’aver ingerito ed ormai assimilato il Postmoderno “Jamesonista”, dell’aver irrimediabilmente strizzato l’occhio all’occidente con la sua cultura consumistica ad ampio spettro e il suo lontano retaggio nomade di conquista.
La storia d’Europa si è costituita per sedimentazione invece. Con rispetto e comprensione del passato. A colpi di trasformazioni e rimaneggiamenti del patrimonio architettonico ereditato. La tabula rasa è una forma mentis ed un approccio al progetto che abbiamo imparato nella storia più recente del nostro continente.
Le grandi trasformazioni si sono sempre compiute, le nostre città ne sono la testimonianza. Quello che si sacrificava lasciava il posto nella maggior parte dei casi a qualcosa di meglio e ciò che si preservava si integrava abilmente con il nuovo.
Questa sedimentazione sembra subire una battuta d’arresto. Questa capacità ormai spenta complice il fatto che la recente produzione edilizia risulta invecchiare precocemente e male. L’approccio conservativo risulta poco affine alle logiche economiche e alle tempistiche produttive contemporanee. Sintomo di una società ormai cambiata, con la bocca sempre piena della parola progresso, sempre assetata del nuovo e con la memoria corta.
Con il passare delle generazioni il pericolo forse è quello di non essere più in grado di stabilire cosa ha valore e cosa meno. Cosa ricordare e cosa dimenticare. Perdere gli strumenti di lettura del passato prossimo insomma. Questo infatti non riguarda la produzione più lontana da noi, ormai avallata e riconosciuta dalla storiografia ufficiale, ma quella più recente che gode di meno fama.
Lontane queste poche righe da una critica conservatrice e da un approccio passatista, il tema proposto è solo quello della memoria.
Voglio ricordare appunto che le macerie che oggi passando in via Madonna dell’Asilo occupano l’isolato, e che presto si uniranno al resto della spazzatura che produciamo, sono quello che fino a poco tempo fa costituivano un brillante esempio compositivo di un l’edificio scolastico ideato e concepito da Luciano Tosone.
Questa figura rappresenta uno dei grandi intellettuali del nostro territorio della nostra storia recente. Figura formidabile, creativo, intellettuale, tecnico, artista a tutto tondo. “Un uomo del Rinascimento”, così definito da Bruno Zevi in un suo articolo. Personaggio sempre poco celebrato.
Studiando il suo operato, che si tratti di edifici o di quadri, si rimane sempre sorpresi delle geniali intuizioni e delle grandi soluzioni da lui trovate nei diversi campi di azione che siano tecnico, stilistico, compositivo, progettuale, formale, cromatico. Una fonte inesauribile di idee.
Sulla categoria “edilizia scolastica” molti sono gli esempi che portano la firma di Tosone nel nostro paesaggio urbano oltre alla Scuola media Paolucci (per es. Asilo Carlo della Penna a Vasto; Scuola Elementare Incoronata; Scuole medie Rossetti; Istituto Figlie della Croce; Liceo Ginnasio di Vasto; Asilo Nido di Cupello; Scuola Elementare di Vasto Marina; Scuola Elementare di Monteodorisio; Scuola Materna di Roccaspinalveti; Scuola Elementare in c.da S. Lucia a Vasto; Scuola Media di Celenza sul Trigno; Scuole medie in via Circonvallazione a Vasto; Scuola Materna di Fresa Grandinaria; Scuola elementare di Gissi), racchiudendo la tematica all’interno di un unico discorso espressivo coerente, utile alla costituzione di una forte identità architettonica sul tema che si indebolisce anche a causa di questi recenti “colpi di PNRR”.
La scuola Media Paolucci, vede oggi la sua fine ed il suo rimpiazzo.
A seguito del progetto avviato di “Intervento di sostituzione edilizia con realizzazione di un nuovo edificio scolastico” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l’isolato attende oggi una sua completa riconfigurazione.
Il primo impianto vedeva l’Ingegnere Luciano Tosone vincitore del concorso nel 20/07/1959 ed incaricato come progettista e direttore dei lavori con il progetto da lui denominato N.93. La progettazione strutturale ed i collaudi vennero affidati invece allo Studio Tecnico dell’Ingegner De Dominicis di Pescara.
L’edificio era un mirabile ed inedito esempio di architettura Moderna. Si costituiva fondamentalmente dalla composizione di 3 corpi di fabbrica tenuti insieme dalla scalinata principale in una complessiva linea curva che seguiva il margine dell’isolato e l’orientamento migliore degli ambienti per le loro destinazioni d’uso.
I corpi di Fabbrica erano sfalsati di mezzo piano; quello verso ovest più in alto di quello verso est. Questa variazione altimetrica consentiva alla scalinata principale di collegare ad ogni pianerottolo un piano diverso così da scongiurare la corrispondenza unica dei corridoi ed articolando in maniera originale lo spazio distributivo. Grazie a questa grande intuizione anche i costi si contenevano perché si razionalizzavano le onerose opere di sbancamento. L’approccio come sempre di Tosone al progetto era rispettoso dei luoghi e dell’ambiente. La costruzione seguiva infatti l’andamento naturale del terreno nella sua articolazione diventando quest’ultimo uno dei punti fermi nello sviluppo progettuale.
Nel punto più basso, come e si legge nella relazione redatta di suo pugno, veniva sistemata la palestra, che necessitava di soffitti più alti e per questo si sfruttava la naturale depressione del terreno ed una esposizione a SUD-EST per garantirne la salubrità. La sua attenzione si rivolgeva sempre ai corretti requisiti degli ambienti che ospitavano le diverse funzioni, come l’aula di disegno posta a NORD dove l’illuminazione risulta omogenea e costante.
Riusciva a coniugare estetica e funzionalità. Come l’ambiente d’ingresso, di primario risalto, riprendendo le parole della sua relazione, “[…] presenta una forma organicamente studiata per la sua funzione. Infatti si allarga, verso l’esterno, dove l’affollamento è maggiore, mentre restringendosi via via che le correnti di traffico diminuiscono di portata.
L’ingresso inoltre è diviso in spazi che tendono alla organizzazione distinta di ogni movimento. Perciò vi è un portico lungo e profondo abbastanza per garantire in modo sostanzioso il riparo dalla pioggia e dal vento.
Inoltre il portico permette un opportunissimo ingrandimento degli ambienti soprastanti. […]”
Per chi come me ha frequentato questa scuola ricorda che in realtà il tutto fu svilito e travisato. Questo credo dal cambio dell’ingresso principale che avveniva da una scala secondaria di una porzione di ampliamento realizzata in un secondo momento. L’ingresso principale con il suo portico divenne progressivamente deposito di tavoli vecchi e di arredo da smaltire compromettendo il corretto utilizzo degli ambienti e tradendo il loro originario concepimento.
Resta però in me, e confido in qualcun’altro, quella sensazione di equilibrio e di piacere nel vivere quegli ambienti giornalmente. Una traccia sedimentata nella mia coscienza. Un esperienza di spazio organico e ben concepito, disegnato.
Ciascuno dei suoi progetti è il risultato di una visione complessiva allargata sui problemi affrontati e sulle opportunità colte. Sintesi formidabile delle infinite variabili e delle diverse scale di un complesso progetto architettonico che si rispetti. Dai sui disegni è commovente come l’autore arrivasse ad immaginare gli spazi che progettava fino al dettaglio dell’arredo immedesimandosi nella vita che si sarebbe svolta in quegli ambienti. Una poetica meritevole di essere tramandata.
E ancora L’Istituto Tecnico Commerciale, ITSET Filippo Palizzi (non capisco perché non intitolato all’autore nonché insegnante presso lo stesso istituto) in Via dei Conti Ricci, interessato oggi da interventi di recupero legati ai fondi PNRR già menzionati, sembra scampato per il momento alla sorte nefasta toccata alle vicine Paolucci.
Uno straordinario progetto anche questo. Prezioso esempio di architettura postmoderna per la città. Ci riconduce alle esperienze di Aldo Rossi di quegli anni ed in generale di tutto il movimento, testimonianza che Tosone era attento al dibattito nazionale ed internazionale e che tenesse la città di Vasto al passo con le più recenti esperienze architettoniche del tempo.
Soffermandosi sui disegni, essi stessi opere d’arte astratte, è esplicita la forza dell’impianto architettonico e l’elegante controllo compositivo dello spazio e della luce che diventa elemento, quest’ultima, di rivelazione plastica. La compattezza e la rigorosità esterna dell’edificio color rosso (così era indicato) con rimandi ad alcuni elementi dell’architettura classica come il pronao d’ingresso e l’ impluvium, nasconde una complessità interna di volumi articolati con la luce e con una concezione brutalista edulcorata.
Progetto premiato e pubblicato sulla rivista “Controspazio” numero 8, del 1972, sviluppato in collaborazione con l’Architetto Uberto Siola.
Con il proseguire della carriera ed il passare dei tempi e delle esperienze la cifra stilistica dei suoi edifici si farà sempre più personale elaborando un proprio linguaggio, originale e riconoscibile, figlio del modernismo.
Ricordo, tra i tanti istituti a tal proposito, le già citate scuole medie Rossetti.
Molti altri gli esempi che potrei riportare e lunga la trattazione in merito, ma mi limito a ricordare che buona parte dell’opera architettonica di Luciano Tosone è oggi conservata presso l’Archivio di Stato di Chieti, dove è possibile approfondire per quanti volessero la produzione copiosa di questo importante personaggio della nostra recente storia. Mi auguro che questo prezioso materiale diventi un giorno facilmente consultabile e alla portata di tutti, “consumabile”, per tornare alle prime righe di questo scritto. Che si possa un giorno celebrare adeguatamente e nelle sedi opportune questo grande personaggio che amava il nostro territorio e del quale non bisogna perdere la traccia e soprattutto il suo prezioso operato. Ricordarlo».