Antibiotici, in Abruzzo consumo record: terza regione in Italia. «L’uso sconsiderato è pericoloso»

«Assumere antibiotici in modo sconsiderato, anche quando non necessario, è pericoloso, perché espone al rischio di sviluppare in futuro infezioni resistenti, che non rispondono più ai farmaci». È questo l’allarme rilanciato dalla Asl Lanciano Vasto Chieti facendo proprio l’appello dell’Oms, che promuove la Settimana Mondiale degli antibiotici per sensibilizzare la popolazione sull’uso consapevole e sui rischi connessi all’antibiotico-resistenza, un fenomeno di adattamento di alcuni microrganismi che acquisiscono la capacità di sopravvivere e proliferare nonostante l’azione contraria prodotta agli agenti antibatterici. E che il consumo di antibiotici sia aumentato lo dicono i numeri: a fronte di un incremento dei consumi a livello nazionale del 24,9%, le punte più elevate si sono registrate in Abruzzo (+34.4%), Provincia autonoma di Bolzano (+36,2%), Liguria (+36,0%).

Maurizio Belfiglio

«È l’occasione giusta per fare chiarezza prima di tutto su un punto – distingue Maurizio Belfiglio, medico, già dirigente Aifa e ora Responsabile Valutazione dell’Appropriatezza in Asl – : virus e batteri sono entità differenti, e gli antibiotici agiscono sulle infezioni causate da questi ultimi. Non aiutano a guarire, invece, da raffreddore e influenza, generate dai virus. Nasce da questa confusione il consumo eccessivo e inappropriato di antimicrobici, che dà luogo al fenomeno della resistenza, vale a dire l’aumento delle infezioni difficilmente trattabili, che desta particolare preoccupazione perché portano a un prolungamento della malattia e gravi rischi, rendendo potenzialmente letali malattie come la semplice polmonite. Ecco, quindi, la necessità di avere a disposizione antibiotici efficaci, preziosi anche per pazienti in chemioterapia o sottoposti a trapianti, che ne fanno uso per prevenire infezioni e complicanze». 

Il rapporto elaborato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e dall’Oms dedicato alla sorveglianza della resistenza antimicrobica, mostra come ogni anno, nell’Unione europea, più di 670.000 infezioni siano dovute a batteri resistenti agli antibiotici, mentre circa 33.000 persone muoiono come diretta conseguenza di queste infezioni, di cui circa 11.000 solo in Italia.

Il nostro Paese, infatti, detiene tra i Paesi dell’Ocse il primato negativo per decessi, nonché in termini di DALYs (disability adjusted life years), misura della gravità globale di una malattia, espressa come il numero di anni persi a causa della malattia, per disabilità o per morte prematura.

«Il contrasto al fenomeno della resistenza agli antibiotici è nelle mani di ciascuno di noi – aggiunge Belfiglio -. La diagnosi corretta e la decisione sull’impiego o meno degli antibiotici sono di esclusiva competenza di un medico, a cui è demandata la prescrizione, a cui i pazienti devono attenersi rispettando tempi e modalità. Ma anche i medici sono chiamati a fare la propria parte, vale per quelli di medicina generale come per gli specialisti, e ancor più per gli odontoiatri, valutando con rigore i casi in cui sono realmente indicati. Il tema è stato affrontato anche nel corso degli incontri tenuti dalla Direzione Aziendale con i prescrittori, che hanno dato vita a un proficuo confronto sui temi dell’appropriatezza”. A tal proposito, in quella circostanza alcuni medici hanno espresso disappunto per i casi di anticipazione del farmaco, quando, cioè, si chiede al medico la prescrizione di un medicinale che è già stato ritirato in farmacia. Un costume ritenuto non più accettabile, e men che mai condivisibile, perché travalica le competenze dei professionisti a cui è delegato il compito di cura, e mette in difficoltà anche i farmacisti, oltre a essere fuori legge. Sul consumo dei farmaci, dunque, e sul rispetto delle regole, si gioca una partita importante non per un mero discorso economico, perché il fai-da-te non cura e non fa bene alla salute».

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