«Salari bassi e aggressioni: nessuno vuole più fare l’autista di bus»

Gli autisti di pullman sono sempre meno. Chi va in pensione spesso non viene sostituito perché manca il ricambio generazionale. A lanciare l’allarme è il sindacato Faisa Cisal: «Manca il turnover – spiega a Chiaro Quotidiano il segretario regionale, Pasquale Romano – i giovani non vogliono fare questo lavoro. Preferiscono guidare i camion, perché per un ragazzo al primo contratto lo stipendio non arriva a 1300 euro al mese. Le società private sono costrette a richiamare i pensionati. Il problema è che nel settore privato c’è una scarna contrattazione di secondo livello. A questo si aggiunge il carico di responsabilità. Non riusciamo a reperire giovani che vogliano intraprendere il lavoro di autoferrotranviere perché non c’è sicurezza non solo salariale, ma anche pubblica: spesso, infatti, ci troviamo di fronte a utenti che sfogano sugli autisti tensioni che sfociano anche nelle aggressioni fisiche».

Romano prende ad esempio l’episodio avvenuto nel Vastese lo scorso anno [LEGGI] per ribadire che «l’operatore vuole fare il proprio lavoro in sicurezza, nel rispetto delle norme, ma l’utente vuole che si continuino a fare fermate che non sono sicure. Il prefetto ha invitato le società al rispetto delle fermate storiche, ma noi chiediamo sicurezza. Quella sicurezza che a Vasto gli operatori del trasporto pubblico locale hanno messo al primo posto» riguardo alla rete urbana per ottenere il rifacimento delle fermate, la sostituzione delle pensiline danneggiate e la soppressione di una fermata non sicura in un tratto stretto di via Madonna dell’Asilo. «Ci sono utenti con disabilità che lamentano auto parcheggiate sopra le fermate, ma questa è una questione che spetta alla polizia locale, cui abbiamo segnalato più volte il problema, che evidenzia mancanza di senso civico da parte di alcuni automobilisti».

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