La Stogit – società che gestisce i pozzi di metano nelle vallate del Treste e del Trigno – ha presentato alla Regione il progetto per mettere in sicurezza il Cluster F, uno degli impianti di stoccaggio gas al confine tra i territori di Cupello e Lentella. La zona oggetto dell’intervento si trova lungo la fondovalle Treste e da circa vent’anni è particolarmente soggetta all’azione dell’omonimo fiume che ha creato un’ansa ormai arrivata a poco più di 30 metri dal recinto del cluster. L’opera si rende necessaria anche perché l’area è a rischio di incidente rilevante a elevata letalità.
Il progetto è stato redatto dalla società Geopavia che nei documenti allegati evidenzia il cambiamento negli anni del corso del Treste: qui appena venti anni fa il fiume correva quasi parallelamente alla fondovalle e dove ora l’ansa suscita maggiori preoccupazioni c’era una strada sterrata usata principalmente dai proprietari dei fondi agricoli. Nelle foto aeree allegate è possibile vedere come la situazione sia nettamente cambiata nello scatto del 2016.
Come ricordano bene gli abitanti della zona, l’evento significativo che portò ad alluvioni, straripamenti e a un radicale mutamento del corso del fiume fu l’ondata di maltempo di fine 2015. È la stessa che causò il crollo di due tratti della fondovalle Treste (a qualche centinaio di metri dall’area di intervento e in territorio di San Buono) e di uno della Statale “Trignina”. Da lì in avanti l’ansa sinistra – che nel frattempo ha cancellato la strada interpoderale esistente – ha continuato ad allargarsi accentuandosi nel 2023 e formando una parete verticale alta qualche metro.
Il progetto, quindi, è necessario, si legge nella documentazione, perché l’erosione «potrebbe arrivare a compromettere l’integrità dell’area Cluster con notevoli danni di diversa natura». Qui è stato già effettuato un intervento con la posa di grandi massi che ora si trovano isolati nel letto del fiume. Gli abitanti della zona conoscono bene il carattere torrentizio del Treste che a lunghi periodi di secca – prolungatisi negli ultimi anni di siccità – alterna piene dall’effetto dirompente.
La soluzione individuata è la realizzazione di «8 pennelli in massi, a sezione trapezoidale, di lunghezze variabili da 42,50 a 90,00 metri, immorsamenti spondali compresi, mediante l’impiego di massi di cava di seconda e terza categoria, da intasare con scapolame a secco. Contestualmente, verrà completata la riprofilatura della porzione d’alveo, comprendente lo spostamento verso il centro del canale preferenziale, per un tratto di circa 405,00 m, con conseguente riempimento di quello attuale, con materiale inerte d’alveo».
«Inoltre verrà realizzato un cunettone di monte idraulico di lunghezza 41,5 m largo 10 m e immorsato alla sponda destra tramite una spalla in massi. Questo elemento sarà dotato di una gaveta per garantire il deflusso di magra. A valle idraulico è prevista l’installazione di un cunettone in massi di profondità pari a 2,00 m e per una larghezza di 2,00 m. Entrambi questi elementi (cunettone di monte e valle idraluico) seguiranno le quote dell’alveo alluvionale e di magra e non ricadranno entro il Sic (Sito d’Interesse Comunitario)».
Da questo intervento sono attesi l’arresto immediato dei fenomeni erosivi e la parziale regressione dell’ansa con una “correzione” dell’alveo spostato verso il centro.
Il progetto è stato depositato al comitato Via per le necessarie valutazioni ambientali, una volta ottenute le autorizzazioni, si stimano quattro mesi di lavoro.