Schael: «Basta parole distruttive e sterili. In Germania ho spiegato il modello Abruzzo»

«Il mio impegno per le aree interne è evidente dai fatti. Basta parole distruttive e sterili». Thomas Schael replica alle polemiche scaturite dalla messa in onda dell’intervista realizzata da L’aria che tira, il programma di La7, e alla richiesta di dimissioni avanzata dal vicepresidente della commissione Sanità del Consiglio regionale, Vincenzo Menna.

«Ho presentato con orgoglio – dice a Chiaro Quotidiano – il Modello Abruzzo e ho lodato la lungimiranza strategica sulla sanità del presidente, Marco Marsilio, e dell’assessora, Nicoletta Verí, al convegno annuale sulla sanità nei vari Paesi europei citando anche l’esperienza di Atessa», dice Schael dopo aver partecipato a Monaco di Baviera all’evento sul tema Buona assistenza sanitaria, potrebbe diventare una questione dove vivi?, incentrato sui servizi di assistenza nelle zone rurali. «Il mio impegno per le aree interne è evidente dai fatti. Basta parole distruttive e sterili. Il consigliere Menna continua a cadere nel localismo della sua Atessa senza riuscire ad esprimere una visione sulla sanità nelle aree interne, ma solo un’opposizione senza contenuti. Ricordo che ho mandato al commissario e vicepresidente della quinta commissione una nota che forse non ha letto abbastanza attentamente».

Thomas Schael

«Il rapporto – scrive nella lettera il dg della Asl – tra indirizzo politico regionale e gestione delle aziende sanitarie a cura dei direttori generali è certamente tra i più delicati della dirigenza pubblica. La normativa ha inteso porre rimedio con la previsione dell’elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di direttore generale, tentando di contenere, vanamente, il potere discrezionale delle Regioni».

«Bisogna chiarire, definire e separare le rispettive sfere di competenze e influenza, essendo il direttore generale una figura tecnico professionale che ha il compito di perseguire, attraverso un contratto di lavoro autonomo, gli obiettivi gestionali e operativi definiti dai provvedimenti nazionali e gli indirizzi della giunta regionale. Il direttore generale deve essere tutelato per evitare che la sua posizione di dipendenza funzionale, rispetto alla volontà politica della giunta regionale, si trasformi in dipendenza politica. I direttori generali devono essere considerati funzionari neutrali, essendo l’affidamento dell’incarico subordinato al possesso di specifici requisiti di professionalità e non richiedendosi agli stessi “la fedeltà personale alla persona fisica che riveste la carica politica”, ma la “corretta e leale esecuzione delle direttive che provengono dall’organo politico, quale che sia il titolare pro tempore”. Il lavoro del direttore generale è molto complesso e costellato di responsabilità che gravano esclusivamente sulla sua persona (basti pensare alla sicurezza dei luoghi di lavoro)». «In qualità di organo, il direttore generale deve rispondere agli indirizzi dettati dal vertice politico e come manager deve operare in modo efficace ed efficiente, ed è indubbio che un modello organizzativo fondato su un organo monocratico che assomma la totalità dei poteri gestionali e di indirizzo è poco adatto e costringe il legislatore a introdurre sempre più complessi e articolati sistemi per equilibrare le due funzioni».

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *