Quanto impattano le ricerche di un docente universitario? Quanto i suoi studi vengono utilizzati e citati dalla comunità scientifica? A queste domande risponde la classifica elaborata ogni anno dalla Stanford University in collaborazione con la casa editrice scientifica Elsevier selezionando un campione di 220mila sui complessivi 8 milioni di ricercatori di tutto il mondo. Il metodo è quantitativo e qualitativo. Si basa sul numero di pubblicazioni scientifiche e sul loro impatto: quanto sono state citate da altri ricercatori perché ritenute utili alle proprie ricerche. In questa speciale classifica continua a salire il vastese Idiano D’Adamo, professore associato di ingegneria gestionale a Roma. Nel 2024, è settimo nella graduatoria dell’università La Sapienza (lo scorso anno era dodicesimo), oltre ad essere entrato nei primi diecimila in ambito globale. Traguardi che rappresentano anche «un messaggio – dice – per i giovani del nostro territorio, che possono impegnarsi, studiare e raggiungere risultati a livello nazionale e internazionale».
Gli studi
Il percorso universitario di Idiano D’Adamo è cominciato con la laurea alla Facoltà di ingegneria dell’Aquila dove, dopo i confetti rossi, ha proseguito gli studi collaborando alla cattedra di ingegneria gestionale, la materia in cui, a marzo 2020, ha vinto il concorso da professore associato alla Sapienza. Oggi è titolare di quattro corsi e assiste personalmente i tesisti.
La sostenibilità pragmatica
Nelle sue recenti pubblicazioni ha avvalorato il concetto di sostenibilità pragmatica, perché «quella ideologica non fa bene all’ambiente. Il rischio è l’insostenibilità, perché si rischia la perdita di posti di lavoro. Ho reso pubblico il mio parere intervenendo a un evento di confronto tra gli stakeholder. Parere alla base del documento approvato dalla Conferenza delle Regioni», riunita nei giorni scorsi a Bruxelles per discutere della crisi del settore automobilistico e chiedere una moratoria sulla transizione ecologica. «Il tema è superare i vetusti approcci ideologici e come fare», sostiene D’Adamo. «Il mercato dei veicoli elettrici è in forte contrazione». L’automotive segna il passo anche in Abruzzo, dove è frequente la cassa integrazione alla Stellantis di Atessa, la fabbrica più grande della regione. Ma «con la Zes (zona economica speciale, n.d.r.) il porto di Vasto può diventare il crocevia della filiera, non solo dell’automotive, ma anche, ad esempio, delle pale eoliche e, più in generale, delle energie rinnovabili».
«Con lo smaltimento accurato dei rifiuti, il cittadino riceve una riduzione dei costi della Tari?». Bisogna «creare imprese del settore rifiuti, che possono essere smaltiti con il riciclo creando occupazione». Ma sull’innovazione le regioni non viaggiano alla stessa velocità: «La ricerca riceve meno finanziamenti di quelli che deve ricevere. Io e un mio valido collaboratore abbiamo studiato i dati sull’utilizzo dei fondi Pnrr regione per regione. Nel settore dello sviluppo sostenibile, l’Abruzzo è quella che riceve la cifra inferiore pro capite». Per avere un futuro, non si può ragionare guardando la punta del proprio naso: «Non possiamo parlare del benessere di Vasto, ma dell’Abruzzo, che deve guardare alle regioni centrali e fare squadra. Pur facendo parte del Meridione, l’Abruzzo, per alcune prestazioni, è vicino al Centro Italia».