La sanità abruzzese sotto la lente di un’inchiesta de L’aria che tira, programma tv di La7 condotto da David Parenzo. Nella puntata odierna è stato dato ampio spazio alle criticità del sistema sanitario regionale con in studio il presidente Marco Marsilio. Nell’inchiesta della giornalista Isabella Ciotti, che ha girato una settimana in Abruzzo, vengono raccontati, attraverso testimonianze dei diretti interessati, casi che evidenziano le ripercussioni della razionalizzazione della spesa sanitaria negli ospedali (quelli citati nel servizio) di Lanciano e L’Aquila.
Tra i casi più eclatanti ci sono le testimonianze di pazienti ai quali è stato chiesto di portare da casa farmaci (a Lanciano) o, addirittura, anche le batterie per il dispositivo usato per una terapia (L’Aquila). Marsilio ha assicurato che si informerà sui casi, ma ad aver infastidito in modo particolare il presidente – e successivamente il direttore della Asl Lanciano Vasto Chieti, Thomas Schael – è la testimonianza di un medico apparso in video con viso coperto e voce camuffata per timore di conseguenze lavorative. Il professionista (dell’ospedale di Chieti, come rivela lo stesso direttore generale nella sua replica) ha detto di trovarsi nella situazione di somministrare antibiotici meno efficaci per esigenze di risparmio tentennando, poi, alla domanda della giornalista se si farebbe curare nell’ospedale in cui lavora. Marsilio ha disapprovato il metodo dell’intervista «perché non ci ha messo la faccia […] impendendo un contraddittorio».
Nel pomeriggio è arrivata la lunga replica di Schael che oltre a replicare sul caso degli antibiotici ha annunciato anche una denuncia alla Procura «nei confronti del dipendente della Asl non ancora identificato che ha rilasciato le dichiarazioni in trasmissione».
La replica di Schael
In riscontro alle dichiarazioni apparse su LA7 durante la trasmissione L’Aria Che Tira e riguardanti la ASL Lanciano-Vasto-Chieti è necessario rappresentare alcune delucidazioni utili a confutare la erronea/pretestuosa “piazza mediatica” che ha visto attori protagonisti alcuni soggetti/operatori che si sono offerti al “consumo” televisivo.
In particolare, riguardo al caso relativo al paziente affetto da malattia immuno-mediata recatosi all’ospedale di Lanciano per ritirare la sua terapia, si precisa che il medicinale in questione (facilmente individuabile dal confezionamento) è un farmaco biologico che è stato, all’atto della negoziazione in AIFA, classificato (vedasi Gazzetta Ufficiale) in classe di rimborsabilità H e, pertanto, ritirabile (e non acquistabile) solo nelle farmacie ospedaliere in distribuzione diretta.
Pertanto, il proporre televisivamente il prezzo al pubblico non può assolutamente corrispondere (anche se non esplicitamente detto) ad un acquisto diretto da parte dell’assistito.
Per pura puntualizzazione, si riporta altresì, che erroneamente è stato dichiarato, dallo stesso intervistato, il prezzo di fustella (prezzo al pubblico) che su simili farmaci è ben diverso (molto più alto) dal prezzo di cessione al SSN.
Altre puntualizzazioni sono relative alle dichiarazioni ingannevoli rilasciate dal medico ospedaliero di Chieti che inesattamente ha dichiarato che la direzione strategica (e/o la Regione) costringe gli stessi operatori sanitari a usare i farmaci meno efficaci.
Bisogna ricordare ai cittadini che i farmaci prima di essere messi in commercio passano attraverso un attento processo di valutazione che inizia a livello europeo per atterrare a livello nazionale.
In tale ambito l’EMA (European Medicines Agency) valuta attentamente le prove di efficacia e di sicurezza dei farmaci e a cascata l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), dopo una ulteriore valutazione sulle evidenze scientifiche (efficacia e sicurezza), decide sia sulla classe di rimborsabilità del farmaco sia sul prezzo di commercializzazione. Appare evidente che un simile (e ben strutturato) processo non permette di rendere disponibili farmaci non efficaci.
In aggiunta e riferendoci al caso dell’antibioticoterapia (oggetto della trasmissione) appare evidente ancor più che le affermazioni rilasciate dall’operatore sono antitetiche a tutte le azioni poste in essere in tale ambito la cui mera finalità è stata quella di incrementare l’uso appropriato degli antimicrobici.
Tale raccomandazione non nasce da una “scellerata” esigenza locale ma piuttosto trova robuste radici nelle tante evidenze scientifiche internazionali e raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le quali, a tutte le latitudini, ha documentato come un uso improprio degli antibiotici, contribuisce alla pressione selettiva e determina lo sviluppo di patogeni resistenti.
A titolo di pura evenienza sanitaria (cosa ben chiara a chi si occupa di salute pubblica e meno chiara, forse, al medico intervistato) dal 2019 l’OMS ha incluso la resistenza agli antibiotici tra le prime dieci minacce globali per la salute e ha raccomandato alle varie nazioni di incrementare l’uso consapevole.
I dati della Regione Abruzzo documentano un massivo utilizzo degli antibiotici (+10% sulla media nazionale di consumo – vedasi Rapporto OsMed – Uso degli antibiotici) e costante aumento nel corso degli ultimi anni (+1.6% rispetto ad un -16% nazionale).
Tale malsana abitudine prescrittiva è in grado di determinare un incremento delle infezioni causate da batteri resistenti agli antimicrobici (MDRO) con conseguente incremento della morbilità e mortalità (in Europa ogni anno sono 33.000 i decessi attribuibili alle resistenze agli antimicrobici).
Pertanto, a precisazione si riporta che, nell’ottica del contenimento dello sviluppo di resistenze antibiotiche e nel rispetto degli obiettivi del Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025, si è deciso a livello ospedaliero di limitare l’accesso di alcune molecole antibiotiche alla sola prescrizione infettivologica (specialista in materia) lasciando alle restanti specialistiche altre molecole raccomandando l’utilizzo appropriato e a dosaggi/durata adeguati.
Le dichiarazioni di Schael sull’uso “improprio” di antibiotici, sono ARIA FRITTA.
Che un farmaco venga autorizzato da EMA o OMS o FDA (FOOD AND DRUGS Administration) non vuole dire necessariamente che sia efficace clinicamente. Questo può essere stabilito SOLO DAL CLINICO SULLA BASE DELL’ESPERIENZA.
Schael è tutto meno che in clinico.
Vanta, per quel che se ne sa una laurea in “ingegneria gestionale”….
È vergognoso i medici debbano sottostare alle decisioni di chi di cure mediche NON SA NULLA
Le dichiarazioni di Schael sull’uso “improprio” di antibiotici, sono ARIA FRITTA.
Che un farmaco venga autorizzato da EMA o OMS o FDA (FOOD AND DRUGS Administration) non vuole dire necessariamente che sia efficace clinicamente. Questo può essere stabilito SOLO DAL CLINICO SULLA BASE DELL’ESPERIENZA.
Schael è tutto meno che in clinico.
Vanta, per quel che se ne sa una laurea in “ingegneria gestionale”….
È vergognoso i medici debbano sottostare alle decisioni di chi di cure mediche NON SA NULLA