Civeta, l’emendamento anti-direttore generale passa con i voti della maggioranza, le opposizioni escono

Passa con i soli voti della maggioranza e le opposizioni che escono dall’aula il punto all’ordine del giorno sul Civeta. Nel consiglio comunale di San Salvo, ieri, è andata in scena la nuova puntata della levata di scudi contro l’assunzione di un direttore generale per la società che gestisce i rifiuti.

All’ordine del giorno c’era la votazione per la trasformazione regressiva in azienda speciale consortile, quattro dei gruppi di maggioranza (tutti, quindi, a esclusione di San Salvo Libera e popolare di Alfonso Di Toro e Luca Di Ninni) hanno presentato un emendamento per impegnare la sindaca Emanuela De Nicolis a proporre le modifiche allo statuto del Civeta: l’abrogazione della figura di direttore generale eliminando completamente l’articolo menzionato nello statuto e, in caso di accordo su tale punto, l’individuazione per tale figura di soggetti con pluriennali specifiche e comprovate competenze ed esperienze maturate nella gestione di impianti di trattamento rifiuti e titoli di studio specifici, oltre a prevedere un diverso trattamento economico (ben al di sotto degli attuali 100mila euro annui).

Dopo l’esposizione di Claudio Mastronardi, De Nicolis ha ripercorso gli ultimi mesi che hanno portato all’individuazione, ancora non ufficiale di Manuele Marcovecchio parlando di «procedura del tutto illegittima. La volontà di assumere un direttore generale ci è stata presentata, durante l’assemblea dei soci, dal presidente Silvestri dopo il voto del bilancio di previsione che non prevedeva alcuna assunzione perché l’ente è in perdita. Addirittura, il punto è stato inserito tra le Varie ed eventuali senza alcun riferimento alla copertura economica».

«Ho sempre ribadito che non c’è bisogno di nessuna figura in più perché dobbiamo sanare i conti, si tratta di una figura apicale non fondamentale, che non c’è mai stata durante la storia del Civeta perché ci sono già figure in grado di gestire il tutto. Abbiamo poi saputo che si è resa necessaria la selezione pagando un’agenzia interinale, una procedura che non ha avuto alcuna trasparenza, è stata la parte più nebulosa con la mancata condivisione dei requisiti con gli altri sindaci. Per questo dobbiamo disciplinare lo statuto per il futuro».

L’emendamento presentato in extremis non ha riscontrato il parere favorevole dei gruppi di opposizione con il Pd che ha detto, con Emanuela Tascone, di «non essere interessata all’argomento perché si tratta di una lotta di potere all’interno del centrodestra», Fabio Travaglini che ha sollevato dubbi sulla legittimità delle proposte, sulla stessa lunghezza d’onda Nicola Argirò.
Dopo una breve sospensione per integrare l’emendamento con un diverso trattamento economico e l’inserimento di trattamenti accessori legati a performance e obiettivi, la seduta è ripresa con i gruppi di opposizione che hanno confermato il proprio parere e annunciando l’abbandono dell’aula.
Il punto all’ordine del giorno e l’emendamento sono quindi stati votati all’unanimità degli 11 presenti, anche dai Di Toro e Di Ninni che, oltre a evidenziare come siano stati avvisati del documento solo qualche minuto prima, si sono associati ai dubbi delle minoranze.

L’assise civica ribadisce la netta contrarietà all’assunzione del direttore generale evidenziando la frattura nel centrodestra locale su tale tema che, nella giornata di ieri, ha portato alle dimissioni di Angiolino Chiacchia che lasciano San Salvo senza rappresentanza nel cda. Su quest’ultimo punto, De Nicolis è intervenuta confermando le dimissioni per assenza di condivisione delle politiche portate avanti dal Civeta.

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