«Tutti gli agricoltori abruzzesi hanno uguale diritto all’accesso all’acqua», «I nostri pozzi al margine del fiume sono secchi, a valle le aiuole e le rotonde sono innaffiate», «Il 2024 è stato l’anno della secca del fiume Trigno. A chi toccherà nel 2025?», «Il fiume Trigno deve vivere», «Niente può giustificare l‘assassinio di un fiume». Sono i cartelli esposti da un piccolo gruppo di cittadini di Celenza sul Trigno che ieri mattina hanno manifestato davanti alla sede Consorzio di bonifica Sud.
La protesta, quindi, si sposta dal fiume in secca agli uffici che gestiscono la risorsa idrica proveniente dal fiume che separa Abruzzo e Molise. Al centro delle rimostranze ci sono i prelievi per convogliare l’acqua sulla costa. Da giugno, a causa del dirottamento dalla traversa di San Giovanni Lipioni, il Trigno, soprattutto in territorio di Celenza è totalmente sparito per oltre 6 km causando non solo la scomparsa della fauna, ma anche la morte di specie vegetali con danni alle colture per le quali gli agricoltori della zona attingevano al fiume.
I manifestanti sono stati ricevuti, in assenza del presidente, dal direttore del Consorzio. Rassicurazioni non ne sono arrivate, la pioggia fa ben sperare, ma è ancora poca e la diga di Chiauci è in esaurimento, per questo la Regione ha dato il via libera a prelievi in deroga al flusso vitale minimo. Un’apertura c’è tuttavia stata, cioè l’eventuale realizzazione di una derivazione per portare acqua ad alcune attività. Gli stessi hanno consegnato al direttore una lettera aperta.
«I nostri pozzi vicino al fiume sono secchi – ribadisce Mario Di Nocco, tra i presenti – Sul lungomare le aiuole e le rotonde bellissime grazie all’ acqua del Trigno. Niente può giustificare la secca del fiume Trigno».