Il comitato Via torna a chiedere al Comune ulteriori integrazioni sul contestato progetto di scogliere frangiflutti davanti alla baia di Vignola. Il 10 settembre, l’ente regionale si è riunito per discutere del progetto esprimendosi nuovamente con un rinvio com’era già accaduto il 27 giugno [LEGGI]. Il comitato Via in quell’occasione ha chiesto di motivare la scelta progettuale e di presentare un piano di monitoraggio post operam.
Se per quanto il monitoraggio la risposta del Comune è stata esauriente (questo avverrà subito terminati i lavori, dopo un anno dall’ultimazione lavori e dopo due anni dall’ultimazione dei lavori), non si può dire lo stesso per la documentazione tecnica. Il comitato oltre a richiamare le richieste contenute nel precedente giudizio (quello del 27 giugno), aggiunge che «all’interno dello Spa e nella relazione tecnica non vengono riportati gli scenari idrodinamici con specifici tempi di ritorno, implicando che, allo stato di fatto, non sono presenti considerazioni sulle altezze d’onda di progetto dei massi, sulle altezze d’onda agenti sulle opere, sulle correnti sia di rip che di longshore indotte dal frangimento delle onde sulle opere».
Aspetti strettamente tecnici, quindi, senza i quali non è «possibile verificare gli interventi proposti in termini di compatibilità e prestazioni ambientali», come ribadito nel giudizio firmato dalla presidente del comitato Via, Erika Galeotti.
Al Comune, quindi sono stati assegnati altri 20 giorni per presentare tali integrazioni. In precedenza, a fine giugno, all’ente erano stati concessi dieci giorni, ma il Comune chiese altri venti giorni per produrre quanto richiesto.
Intanto, dall’istruttoria in corso emergono altri particolari sul progetto come l’apposizione – oltre ai massi naturali per formare le scogliere frangiflutti – di reef ball, manufatti di calcestruzzo simili a tronchi vuoti con pareti forate per costituire aree di ripopolamento ittico e faunistico e contribuire a dissipare l’energia del moto ondoso incidente.