«Se si continua così, di cassa integrazione si muore». Il coordinatore della Uilm Abruzzo, Nicola Manzi, interviene sulla crisi che sta interessando lo stabilimento Stellantis Atessa e, di conseguenza, tutto l’indotto e le fabbriche direttamente collegate a Stellantis, come, solo per citare un esempio, la Marelli di Sulmona. «Stiamo registrando numeri record in negativo, una cassa integrazione a oltranza da giugno, la sospensione temporanea del terzo turno – rimarca – e non va meglio in Polonia, dove non si lavora più di sabato e di domenica, e dove si producono 465 veicoli al giorno contro i 640 della ex Sevel. Su tutto questo pesa lo scontro tra governo e Stellantis, le cui vittime sono i lavoratori italiani, senza parlare del passaggio all’elettrico che attualmente penalizza fortemente la nostra industria».
Per Manzi è quindi urgente attivarsi e programmare un preciso piano di emergenza. «Innanzitutto, basta con le polemiche sterili. Inevitabilmente siamo condizionati dalle richieste del mercato, quindi è fondamentale mettere in campo azioni a tutela del lavoro. Ciò che si sta verificando oggi era già noto dal 2019, ma non per una strategia di Stellantis, visto che a volere lo stabilimento gemello di Atessa in Polonia è stata Psa che, all’epoca, aveva decretato che il plant di Atessa fosse arrivato alla sua massima capacità produttiva. Se ben ricordiamo – precisa il coordinatore regionale Uilm – in quel periodo nella ex Sevel si discuteva animatamente sui 17 turni e sui carichi di lavoro, era invece chiaro che dal 2019 in poi avremmo dovuto fare i conti con una concorrenza interna, non avendo più l’esclusiva della produzione dei furgoni in Europa. Oggi, purtroppo, il totale della richiesta del mercato dei furgoni commerciali leggeri viene diviso tra i due stabilimenti».
Attualmente Stellantis Atessa impiega 4.838 dipendenti a cui vanno aggiunti i 103 lavoratori in staff leasing. Sono lontani i numeri del passato quando il plant dava lavoro a 6.200 addetti. Ma non dimentichiamo l’indotto. Il gruppo in Italia dà lavoro a 40mila dipendenti a cui aggiungere circa 60mila legati alle aziende di fornitura. Solo in Val di Sangro, tra lavoratori diretti e indiretti si arriva a circa 15mila lavoratori legati al gruppo e all’automotive. Bisogna chiedere a Stellantis un impegno su lavoro e lavoratori – ribadisce – e dall’altra parte bisogna rendere il territorio competitivo per salvare l’indotto. Il governo e la Regione Abruzzo devono lavorare per implementare le infrastrutture affinché le aziende di fornitura possano lavorare non solo per il plant Stellantis di Atessa, ma anche per quello polacco e per il Messico. L’indotto locale cresciuto con la ex Sevel ha supportato una produzione di oltre 300mila furgoni l’anno, pertanto ha capacità, professionalità e competenze per coprire l’intero mercato europeo. A questo scopo è fondamentale una rete ferroviaria efficiente che funga da hub per le rotte europee ed extraeuropee – prosegue Manzi – per garantire la sopravvivenza e la competitività non solo delle imprese legate all’automotive, ma di tutto il comparto manifatturiero abruzzese. Un ultimo appello – conclude il coordinatore regionale Uilm – lo rivolgo ancora una volta a Regione e Comuni del territorio. Abbiamo bisogno di agevolare la produzione sul territorio e questo significa assicurare servizi efficienti, defiscalizzare dove possibile, dotare la nostra regione di infrastrutture adeguate. Non c’è più tempo. Il lavoro non guarda alle polemiche politiche e quando manca, la catastrofe è generale».
«Se si continua così, di cassa integrazione si muore». Il coordinatore della Uilm Abruzzo, Nicola Manzi, interviene sulla crisi che sta interessando lo stabilimento Stellantis Atessa e, di conseguenza, tutto l’indotto e le fabbriche direttamente collegate a Stellantis, come, solo per citare un esempio, la Marelli di Sulmona. «Stiamo registrando numeri record in negativo, una cassa integrazione a oltranza da giugno, la sospensione temporanea del terzo turno – rimarca – e non va meglio in Polonia, dove non si lavora più di sabato e di domenica, e dove si producono 465 veicoli al giorno contro i 640 della ex Sevel. Su tutto questo pesa lo scontro tra governo e Stellantis, le cui vittime sono i lavoratori italiani, senza parlare del passaggio all’elettrico che attualmente penalizza fortemente la nostra industria».
Per Manzi è quindi urgente attivarsi e programmare un preciso piano di emergenza. «Innanzitutto, basta con le polemiche sterili. Inevitabilmente siamo condizionati dalle richieste del mercato, quindi è fondamentale mettere in campo azioni a tutela del lavoro. Ciò che si sta verificando oggi era già noto dal 2019, ma non per una strategia di Stellantis, visto che a volere lo stabilimento gemello di Atessa in Polonia è stata Psa che, all’epoca, aveva decretato che il plant di Atessa fosse arrivato alla sua massima capacità produttiva. Se ben ricordiamo – precisa il coordinatore regionale Uilm – in quel periodo nella ex Sevel si discuteva animatamente sui 17 turni e sui carichi di lavoro, era invece chiaro che dal 2019 in poi avremmo dovuto fare i conti con una concorrenza interna, non avendo più l’esclusiva della produzione dei furgoni in Europa. Oggi, purtroppo, il totale della richiesta del mercato dei furgoni commerciali leggeri viene divisa tra i due stabilimenti».
Attualmente Stellantis Atessa impiega 4.838 dipendenti a cui vanno aggiunti i 103 lavoratori in staff leasing. Sono lontani i numeri del passato quando il plant dava lavoro a 6.200 addetti. Ma non dimentichiamo l’indotto. Il gruppo in Italia dà lavoro a 40mila dipendenti a cui aggiungere circa 60mila legati alle aziende di fornitura. Solo in Val di Sangro, tra lavoratori diretti e indiretti si arriva a circa 15mila lavoratori legati al gruppo e all’automotive. Bisogna chiedere a Stellantis un impegno su lavoro e lavoratori – ribadisce – e dall’altra parte bisogna rendere il territorio competitivo per salvare l’indotto. Il governo e la Regione Abruzzo devono lavorare per implementare le infrastrutture affinché le aziende di fornitura possano lavorare non solo per il plant Stellantis di Atessa, ma anche per quello polacco e per il Messico. L’indotto locale cresciuto con la ex Sevel ha supportato una produzione di oltre 300mila furgoni l’anno, pertanto ha capacità, professionalità e competenze per coprire l’intero mercato europeo. A questo scopo è fondamentale una rete ferroviaria efficiente che funga da hub per le rotte europee ed extraeuropee – prosegue Manzi – per garantire la sopravvivenza e la competitività non solo delle imprese legate all’automotive, ma di tutto il comparto manifatturiero abruzzese. Un ultimo appello – conclude il coordinatore regionale Uilm – lo rivolgo ancora una volta a Regione e Comuni del territorio. Abbiamo bisogno di agevolare la produzione sul territorio e questo significa assicurare servizi efficienti, defiscalizzare dove possibile, dotare la nostra regione di infrastrutture adeguate. Non c’è più tempo. Il lavoro non guarda alle polemiche politiche e quando manca, la catastrofe è generale».