Farsi raccontare la propria vita dagli altri: il romanzo di Paolo Di Paolo è unico

La vita che abbiamo vissuto vista da fuori. Da come ci vedono gli altri. La prospettiva rovesciata dall’io al voi. L’ultimo libro di Paolo Di Paolo, finalista al Premio Strega 2024, è unico, perché stravolge il punto di osservazione: non la visuale oggettiva di chi riferisce i fatti che osserva e ai quali è estraneo, non quella soggettiva del protagonista che li racconta in prima persona, ma il punto di vista di chi il protagonista l’ha conosciuto, lo ricorda e tiene a mente gli episodi di vita vissuti insieme. La domanda che aleggia su tutti capitoli è: cosa ricordano gli altri di noi?

L’autore di Romanzo senza umani torna a Scrittori in piazza, l’evento culturale che da 31 anni si svolge d’estate a Vasto, in piazza Barbacani, ed è organizzato da Nuova Libreria e associazione Liber. Incontro introdotto da Germana Benedetti e moderato da Loris Di Edoardo.

«Quando ho proposto: mettiamo il timbro “Non è creato dall’intelligenza artificiale”, sembrava una cosa pionieristica, ma oggi, se andate su Amazon, trovate libri interamente creati dall’intelligenza artificiale. Non sono misoneista, non odio il progresso, ma credo che, tra qualche anno, questo bollino ce lo ritroveremo spesso». Non è l’unico elemento originale. C’è una frase che comincia in un capitolo e finisce in quello seguente, «così – sorride Di Paolo – cerco di portare il lettore ad arrivare, se non alla fine del libro, almeno al capitolo successivo».

«Il protagonista, Mauro Barbi, è uno storico che cerca di fare ordine nella sua vita ponendosi la domanda: “Che cosa ricordano gli altri di me?”. Col trascorrere degli anni, ognuno di noi cambia» e, di fatto, «viviamo due volte o, almeno, una vita e mezza». Romanzo senza umani «rovescia la prospettiva: è un’altra vita polverizzata nel ricordo degli altri» e «fino a che esiste qualcuno che mi ricorda, io non smetterò mai di vivere». Ma le stesse vicende possono essere vissute e raccontate in modo diverso, perché differenti sono «i punti di vista, comunque integrabili all’infinito».

Barbi «risponde alle mail cui non aveva risposto tanti anni prima, piomba in casa di un amico e dice: non me ne vado se non ci mettiamo d’accordo sulla conclusione della storia», cerca persone di cui ha incrociato le vite e che poi ha perso di vista. Va a caccia di una memoria condivisa. «Puoi avere – chiede Di Paolo – nostalgia di un amore che non hai vissuto? Secondo me, sì. Che peso diamo a ciò che non abbiamo vissuto nella vita? Secondo me, troppo poco». Forse perché «il passato si disperde nel ricordo degli altri. Non possediamo il passato, è il passato che ci possiede. Il passato non lo governi, lo rielabori». Cita Orazio: «Carpe diem, che non vuol dire goditela», come spesso questa locuzione viene interpretata, ma «cogli il giorno, l’attimo. Riconoscilo e trattienilo».

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