Crisi idrica, si va verso lo stato di emergenza e la requisizione delle autobotti

Il provvedimento d’urgenza estrema sarà la requisizione delle autobotti. Lo si potrà fare dichiarando lo stato di emergenza, chiesto dai sindaci del Vastese alla Regione. Provvedimento da prendere in fretta, perché la sorgente del Verde attualmente non può fornire più di 900 litri al secondo a fronte di una necessità di 1400, il Sinello si sta prosciugando e la diga di Chauci non potrà sopperire a lungo alle carenze delle altre fonti di approvvigionamento.

Attualmente la Sasi dispone di «10-12 autocisterne», dice Basterebbe nell’incontro con i sindaci del Vastese e i giornalisti nell’aula consiliare Vennitti del municipio di Vasto. «Noi non possiamo requisire le autobotti» dei privati «invece, con lo stato di emergenza, la Protezione civile potrà farlo». I toni accesi di alcune fasi del confronto riflettono l’esasperazione della popolazione e lo stato d’animo degli amministratori comunali, impotenti di fronte a un problema che è più grande di loro. Lo stesso botta e risposta tra Basterebbe e i cronisti vive momenti di tensione. Ci sono zone e contrade in cui non arrivano neanche le autobotti. A Roccaspinalveti tre contrade senz’acqua a causa delle incrostazioni di calcare nelle tubature. A San Salvo il flusso non arriva nella zona di Colle Pagano, a Fresagrandinaria la fornitura è garantita per poche ore al giorno, a Monteodorisio in alcune zone l’arogazione viene interrotta alle 16, in altre alle 17: «Ci sono persone malate a letto che non hanno l’acqua a casa», racconta la sindaca, Catia Di Fabio. Sono tanti i primi cittadini che prendono la parola nel confronto con Basterebbe e col direttore tecnico della Sasi, Pio D’Ippolito: Graziana Di Florio (Cupello), Luigi Gizzarelli (Pollutri), Nicola Zerra (San Buono), Fabio Di Vito (Furci), Nicola Chieffo (Gissi), Emanuela De Nicolis (San Salvo), Claudia Fiore (Roccaspinalveti), Lino Giangiacomo (Fresagrandinaria), Marco Mancini (Lentella), Mimmo Budano (Villalfonisa). «Le scorte andavano fatte prima», tuona De Nicolis. «Constatiamo l’assenza di un piano di emergenza. Quante autobotti ci sono? A che ora? Come ce le dividiamo? A chi diamo la priorità? Quali sono le fonti di approvvigionamento? A settembre, ottobre e novembre sarà ancora emergenza».

Drammatica la situazione a Gissi, Furci e San Buono, senz’acqua da cinque giorni. Così la descrivono i sindaci, Chieffo, Di Vito e Zerra, che rivendicano lo stesso trattamento per tutti i comuni, perché l’acqua è un bene di tutti:

«Il piano di emergenza – dichiara D’Ippolito – la Sasi ce l’ha, ma in queste circostanze rimane nel cassetto. Nel 2017 la Prefettura precettò 80 autobotti che dal Sangro portarono acqua al Vastese. Ci troviamo a controllare la pressione su tubazioni che stanno crollando. Abbassando la pressione si riduce il problema, ma non si risolve. Di 5mila chilometri di tubature, ne abbiamo sostituiti 250. Per questo abbiamo preparato quattro progetti da 20 milioni l’uno». L’obiettivo è utilizzare fondi del Pnrr. Francesco Prospero, consigliere regionale di FdI, chiede «un piano di emergenza, maggiori impiego di personale sulle condotte e una maggiore ridistribuzione delle risorse», che già sono scarse per i 40 comuni allacciati all’acquedotto del Verde, i 14 alla rete del Sinello e per gli altri che si riforniscono dalle sorgenti del Sangro e dal Trigno.

«Ci riuniremo col prefetto per costituire una task force», conclude il presidente della Provincia di Chieti, Francesco Menna. «Ho inviato alla Regione una lettera per insediare un tavolo regionale sull’emergenza idrica».

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