Una buona dose di coraggio, spirito di avventura e molta curiosità: questi sono gli ingredienti principali per scendere giù, all’interno dell’acquedotto romano ipogeo di San Salvo. Nella giornata di ieri, domenica 4 agosto, in molti hanno partecipato alla seconda giornata dell’acquedotto romano, organizzata da Natura Abruzzo, Italia Nostra del Vastese e Parsifal. Dalla mattina, fino al tardo pomeriggio, due persone alla volta, accompagnati da una guida esperta, si sono calati, attraverso il pozzo pentagonale, nell’antico condotto idrico, ancora perfettamente funzionante.
Ad oggi, i pozzi rinvenuti dell’acquedotto romano sono quattro, tutti di forma quadrata, eccetto uno, con forma pentagonale: questo pozzo è un unicum nel mondo romano, tant’è che al momento non sono stati rinvenuti, in nessun altro luogo, dei pozzi con questa forma estremamente caratteristica.
Gli esploratori per un giorno, dal più piccolo di otto anni al più grande di settantatre, si sono calati all’interno dell’acquedotto romano ipogeo attraverso il pozzo pentagonale, scendendo giù per una profondità di circa otto metri.
Arrivati nel condotto, si impatta subito con l’acqua, freschissima, captata da alcune falde acquifere, e fatta convogliare all’interno dell’acquedotto. L’origine dell’opera romana è ancora ignota, questo perchè alcuni punti del condotto non sono di facile accesso, a causa di piccoli cedimenti o di restringimenti importanti, che non hanno permesso di proseguire nell’esplorazione: gli archeologi, però, suppongo che questo possa partire dalla parte alta della città, approssimativamente nella zona del cimitero, tra l’altro luogo ricco di acqua, fino a giungere in centro città, con una pendenza lungo il tragitto dell’1%.
Caschetto con torcia, guanti e ginocchiere, e si fa un salto nel tempo di circa 1700 anni. Per circa quaranta metri, si avanza a gattoni all’interno del condotto, largo circa 50 cm e, in alcuni punti, con un’altezza di circa 80 cm, fino a raggiungere il secondo pozzo, quello in piazza San Vitale. Da lì si torna indietro, fino a risalire il pozzo pentagonale, alla stessa maniera degli antichi romani: usando i fori di costruzione posti sulle pareti, si risale il pozzo scalandolo.
L’acquedotto, realizzato tra il III e il IV secolo, e successivamente rimaneggiato solo in alcuni tratti nel Medioevo, fu l’unico acquedotto della città di San Salvo fino al 1929, anno in cui venne realizzato l’acquedotto del Sinello. Ad oggi, con una portata di circa 120 litri al minuto, resta una grande ricchezza per la città di San Salvo, la cui acqua alimenta e sgorga dalle bocche della “fontana vecchia”.