Martedì 23 luglio, per la 31ª edizione di Scrittori in piazza, alle ore 21,30, in piazza Barbacani, è in programma la presentazione del libro di Eraldo Affinati Le città del mondo, edito da Feltrinelli. Giuseppe Ferraro dialoga con l’autore.
Eraldo Affinati è nato nel 1956 a Roma, dove vive e lavora. Alla didattica e alla produzione letteraria affianca un’intensa attività di conferenziere e formatore. Nel 2008 insieme alla moglie, Anna Luce Lenzi, ha fondato la Scuola Penny Wirton per l’insegnamento gratuito della lingua italiana ai migranti. Il 27 gennaio 2021 ha tenuto la prolusione inaugurale sulla Shoah al Palazzo del Quirinale. Tra i suoi numerosissimi libri: Campo del sangue, premio selezione Campiello e finalista al premio Strega, Uomini pericolosi, La città dei ragazzi, L’uomo del futuro. Sulle strade di don Lorenzo Milani, Il vangelo degli angeli. Con i suoi romanzi ha vinto numerosi premi, tra cui il premio Volponi, il premio Pavese e il premio Flaiano. Per Feltrinelli Gramma è uscito Le città del mondo (2024).
«Quante sono le città della nostra vita, e che cosa rappresentano? Questo libro – si legge in una nota dell’associazione Liber – è un viaggio nel tempo e nello spazio: dagli angeli sulle rovine di Bruxelles al sole elettrico di Battipaglia, dalla stanza dei bottoni di Washington alla madre dell’Italia infeconda di Veio, dai tizzoni bruciati di Volgograd alle sapienze perdute di Atene. Eraldo Affinati è un maestro della toponomastica lirica. Ha raccolto trecento città del mondo: conosciute, sognate, inventate, tutte descritte ed evocate in brevi ritratti di grande concisione fantastica e affettuosa adesione sentimentale, nei quali i lettori potranno riconoscere le proprie stesse preferenze e idiosincrasie, in un gioco di riflessi capace di favorire e moltiplicare le connessioni interiori. Ogni descrizione di città è un romanzo in miniatura. Ogni sezione è introdotta da un corsivo che racconta una città-guida: Charkiv, sconvolta dal recente conflitto russo-ucraino, nel fantasma della Seconda guerra mondiale; Venezia, segnata dal dolore della bellezza; Roma, caput mundi. Ci si può perdere nella polvere mesopotamica di Babilonia, tra le galline senza cresta di Acchiappa-citrulli, sulle tracce di Anguilla a Yuma, nei promontori di Rosberg a Fulgor. Il prologo è a New York, matrice urbana della modernità sfregiata e ricostruita, città simbolo con una costante vocazione alla decadenza; l’epilogo invece è a Gerusalemme, in grado di riassumere, nella sua storia splendida e drammatica, tutti i grovigli irrisolti del mondo. Le città del mondo è un libro che appassiona sin dalle prime righe, un labirinto magico nel quale si è felici di perdersi».