Contrastare quello che è stato definito “lo sterminio dei campi”. È l’appello alle istituzioni, alle associazioni di categoria, ai sindacati e a tutta la cittadinanza arrivato dall’assemblea pubblica tenutasi il 3 luglio scorso a Montenero di Bisaccia e organizzata da Montenero che rinasce e dal Comitato per la salvaguardia del territorio. L’incontro è arrivato qualche giorno dopo quello di San Buono contro l’eolico indiscriminato.
Sotto la lente questa volta i numerosi progetti agro-fotovoltaici che stanno interessando il territorio del Basso Molise e la fascia del Trigno. Presenti per l’occasione i consiglieri comunali Fabio De Risio e Gianluca Monturano, i professori dell’Università del Molise Luigi Mastronardi e Rossano Pazzagli, la referente del Comitato per la difesa del territorio Nicoletta Radatta.
L’accento è stato posto sui «rischi che sta correndo il territorio molisano a causa della corsa frettolosa e disordinata alle rinnovabili che sta sfigurando il nostro territorio numerosi progetti di impianti energetici foto e agrivoltaici». Monturano ha evidenziato il consumo di suolo e i danni economici derivanti da «una errata concezione della transizione ecologica», mentre Fabio De Risio ha sottolineato il «ricatto nei confronti degli agricoltori e dei proprietari dei terreni».
«Siamo di fronte a un attacco al territorio – ha esordito Pazzagli – come se non fosse più degli abitanti che ci vivono, né dei comuni che li governano; un attacco quasi sempre di tipo speculativo e ricattatorio. Il suolo è un bene primario e deve servire a produrre cibo, non essere fonte di profitto solo per pochi individui e ditte, perlopiù esterne al territorio, che distruggono la bellezza del paesaggio danneggiando agricoltura e turismo, che sono attività economiche fondamentali per la regione».
Mastronardi ha evidenziato le molteplici funzioni del suolo, non solo produttive «ma anche di conservazione della natura, di tutela della biodiversità e di fornitura di servizi ecosistemici, criticando in particolare il cosiddetto parco agrivoltaico di Guglionesi che andrebbe a collocarsi in un paesaggio di pregio attraversato anche da due tratturi».
Radatta ha illustrato, dati alla mano, le incongruenze ambientali e sociali di simili progetti, sottolineando come «il Molise abbia già pagato un alto tributo alle fonti rinnovabili in termini di paesaggio e di uso del suolo, evidenziando che “rinnovabili” non vuol dire automaticamente “sostenibili”. Perché bisogna sacrificare ettari ed ettari di terreni agricoli quando, utilizzando la superficie potenzialmente disponibile per l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti, si potrebbe produrre una potenza variabile dai 73 ai 96 GW?».
L’invito finale alla Regione Molise è a percorrere la stessa strada della Sardegna: una moratoria per gli impianti foto e agrovoltaici e la contestuale apertura di una fase di ascolto del territorio e di partecipazione per la scelta delle aree idonee». Il comitato ha inoltre annunciato ulteriori iniziative sul territorio.