«Abbiamo scelto di vivere in questa terra, temiamo di essere impotenti contro tali progetti»

Tra i numerosi interventi nell’assemblea di San Buono c’è anche quello di Silvia Costarella. Originaria della provincia di Como, è l’esempio della discreta ondata di arrivi che da qualche anno coinvolge il Vastese. Nella valle del Trigno (sponde abruzzesi e molisane), si contano numerosi nuovi residenti provenienti da altre regioni che hanno deciso di spostare la propria vita nelle aree interne per un contatto maggiore con la natura, adottando uno stile di vita lontano da quello delle città, e, in molti casi, in abitazioni indipendenti dal punto di vista energetico.

La loro preoccupazione è emersa già nei mesi scorsi con le osservazioni presentate riguardo ad alcuni progetti [LEGGI], ieri è stata ribadita da Costarella. Lei, insieme al marito, dopo anni trascorsi all’estero ha deciso a fine 2020 di trasferirsi a Palmoli dove ha fondato l’associazione Terramore.

«Come tanti italiani, dopo gli studi, laureata in Sociologia, sono andata all’estero dove sono rimasta una decina di anni – le sue parole – Ho fatto la vita “convenzionale” percorrendo il binario della carriera, prima in Inghilterra, dopo di che ho sentito la chiamata verso una maggiore qualità della vita, verso la natura, più in linea con i miei valori. Quindi, dopo aver vissuto in bellissimi posti, tra i quali, per sei anni, le isole Canarie, dove in tanti vorrebbero vivere, abbiamo scelto di venire qui in Abruzzo».

«Abbiamo scelto questo terra perché in sé ha un grande potenziale, abbiamo creato un’associazione che è anche un centro educativo e si occupa, tra le altre cose, di agricoltura rigenerativa. Questa scelta ha comportato un sconvolgimento della nostra vita, per credere a una visione che ora sta diventando più comune. Siamo comunque dei pionieri perché oltre a noi ci sono tante altre persone che arrivano da altre regioni e dall’estero e che hanno deciso di investire tutti i propri risparmi per comprare un pezzo di terra e farsi una vita nella natura». 
«Una delle nostre preoccupazioni è la sensazione di essere impotenti di fronte a questi progetti che scendono a pioggia. Ci preoccupa inoltre il fatto che non ci sia il coinvolgimento delle comunità locali. Vorremmo essere partecipi, anche perché siamo noi che possiamo rigenerarlo a livello comunitario».

«Vedo come opportunità questo appuntamento, un’occasione per fare rete, per mettere insieme le risorse anche umane perché qui ci sono tante persone valide. Il mio augurio è che da azioni di contenimento e di lotta nascano azioni virtuose con le quali andiamo a creare valore e una nuova narrazione sempre nel rispetto della comunità locale, dell’ambiente, delle energie sostenibili».

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