Non tardano le reazioni alla notizia dell’istituzione della sosta a disco orario su un lato del lungomare Duca degli Abruzzi di Vasto Marina. A intervenire in merito sono i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia Vincenzo Suriani, Francesco Prospero e Guido Giangiacomo che affermano di «aver letto con incredulità la notizia».
«Un lungomare praticamente deserto per dieci mesi all’anno – scrivono in un comunicato i tre consiglieri – che si popola solo per due mesi all’anno e in cui due file di stalli su tre sono già riservati ai parcheggi a pagamento, attivi, grazie a una estensione varata da Menna nel 2023, dal 15 giugno al 15 settembre. La sosta a disco orario sull’unico lato con gli stalli “bianchi” a nulla serve, se non a costringere vastesi e turisti a parcheggiare sugli stalli blu a pagamento: la nostra riviera, già praticamente deserta per 10 mesi all’anno, rischia così di diventare un ingorgo di multe e sanzioni nei mesi di luglio e agosto».
«E questo è l’unico scopo della sinistra al potere: non garantire il “ricambio nei parcheggi” o l’”accessibilità a tutti”, ma solo elevare verbali e sanzioni, per risanare le casse comunali altrimenti devastate dagli sprechi dell’amministrazione Menna. È la stessa filosofia, tralasciando il photored di Vasto Marina e numerosi autovelox istallati per Vasto, di altri provvedimenti simili: la Ztl coi varchi elettronici, ad esempio, serve solo a fare cassa. E anche il disco orario al parcheggio di via dei Conti Ricci, a che serve?».
«Se il problema era (giustamente) contrastare la sosta dei camper a tempo indeterminato, non si poteva solo apporre un divieto di parcheggio ai camper? Era necessario colpire i cittadini che usano quel parcheggio per sostare in occasione di eventi sportivi, per andare a lavorare o per prendere l’autobus al terminal? Dischi orari e varchi elettronici hanno un solo fine: cercare di fare più multe possibili a Vastesi e turisti».
«Ci piacerebbe – concludono i tre esponenti – sentire il parere in tal senso del Consorzio Vivere Vasto Marina, se non fosse che il Consorzio stesso, cosi come il suo presidente, potrebbe avere condiviso il provvedimento vessatorio in una delle “riunioni di maggioranza” a cui è invitato costantemente a partecipare».