L’apprensione c’è ed è inevitabile. Ma ci sono anche idee chiare per il futuro. La scuola si avvia alla conclusione, ma gli studenti del quinto anno non potranno andare in vacanza da giugno. Il 19, con la prima prova scritta, inizierà l’esame di stato. Delle emozioni di quest’ultimo anno e dei progetti per il futuro abbiamo parlato con due studenti dell’Iis Mattei di Vasto. Alessia Colantonio, 19 anni, di Vasto, frequenta la V A del liceo scientifico, opzione scienze applicate. Silvano Barbaro, 18 anni, di Pollutri, la V A informatica dell’istituto tecnico industriale.
L’esame si avvicina, mancano tre settimane. Quali sensazioni si provano in questi giorni?
Alessia: «In classe c’è ansia, ma è un’ansia positiva: sappiamo che prima di noi l’hanno datto gli altri. I professori ce ne parlano da settembre, forse noi ce ne siamo accorti troppo tardi e quest’ultimo anno ce lo godiamo lentamente».
Silvano: «Viviamo un mix di emozioni: ansia e preoccupazione per questo che, di fatto, è il ritorno alla normalità dell’esame di stato dopo il periodo Covid. Però è anche una sfida, perché all’industriale dal 2018 non si svolgeva più l’esame su sistemi e reti, una materia complessa tra teoria e pratica. Quali sono le materie che prediligo? Italiano e storia, informatica e, per l’appunto, sistemi e reti».
A: «A noi spaventa la seconda prova di matematica, perché è tarata su standard nazionali ed è tornata ad essere svolta con un commissario d’esame esterno».
Avete pensato al dopo? Quale sarà il vostro persorso post diploma?
S: «Spero di iscrivermi all’università, vorrei fare ingegneria informatica. Un titolo, quello di ingegnere informatico, che credo dia buone opportunità di lavoro. Il mio lavoro avrà a che fare col mondo dell’informatica. Recentemente ho avuto anche una proposta di lavoro da una piccola azienda di robotica».
A: «Non so già esattamente cosa mi aspetterà. Voglio avvicinarmi al settore dei media e al marketing dello sport».
Quale bagaglio di ricordi vi resterà da questo quinquennio?
S: «Al biennio ero una persona molto timida. Nel triennio ho imparato a relazionarmi coi professori e coi compagni. La gita a Barcellona ha dato tanto ai nostri cuori. Dai professori ho imparato come dosare l’utilizzo delle parole: oltre a essere informatici, siamo cittadini».
A: «Nella nostra classe, a partire dal primo anno, siamo cresciuti insieme, anche attraversando momenti difficili dal punto di vista scolastico e professionale. Tutto questo ci ha legato, anche se all’università saremo lontani. Io andrò a Milano».
Se doveste definire con una parola la vostra scuola, quale termine usereste?
S: «Penso al numero 42: la risposta dell’universo. E la parola è “variabile”, perché questa scuola ti dà un bagaglio culturale che ti aiuta molto».
A: «La parola è “crescita” ripensando ai primi momenti, a com’ero, com’eravamo, come sono e sognando come saremo».