«A Torre Sinello massiccia presenza di internati psichiatrici che dovrebbero stare in altre strutture»

Il grave gesto di autolesionismo compiuto oggi da un detenuto del carcere di Torre Sinello, a Vasto, evidenzia «la massiccia presenza di internati psichiatrici, che ormai è arcinoto non dovrebbero stare dietro le sbarre di un carcere».

Vasto: il penitenziario di Torre Sinello

Lo afferma Giovanni Notarangelo, segretario locale dell’Osapp, sindacato di polizia penitenziaria, confermando le difficoltà del personale nel gestire eposodi come quello di stamattina, quando «un internato di origini abruzzesi ha deciso di porre in essere un tentativo anti conservativo ricorrendo al più classico gesto estremo per porre fine alla sua vita terrena, grazie al tempestivo intervento dell’unico poliziotto penitenziario presente nei due reparti detentivi il tentativo di farla finita veniva meno e solo grazie ad una rianimazione prima sul posto e il successivo trasporto presso il nosocomio vastese all’internato veniva salvata letteralmente la vita. Lo stesso è attualmente ricoverato in rianimazione, solo pochi mesi fa alcune sigle del comparto sicurezza scendevono pacificamente in piazza per portare alla ribalta il grave problema che si vive all’interno dell’istituto vastese di contrada Salotto, la forte massiccia presenza di internati pschiatrici, che ormai è arcinoto non dovrebbero stare dietro le sbarre di un carcere a scontare una misura di sicurezza ma bensì in luoghi dove essere curati ovvero nelle Rems, residenze per l’esecuzione della misure di sicurezza. Inutile ricordare che la grave carenza di personale di polizia penitenziaria e la presenza di utenti psichiatrici può solo aumentare lo stress da lavoro correlato al personale rimasto in servizio, servono misure urgenti da parte della politica nazionale per risolvere il problema del sistema penitenziario italiano».

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