Sono giorni caratterizzati dalle schermaglie su più fronti tra centrosinistra e Tiziana Magnacca, quelli in corso. Tra i motivi di scontro (oltre a Civeta ed Esplodenti Sabino) c’è la situazione della Denso di San Salvo, di recente affrontata al ministero delle Imprese e del Made in Italy (che ha aperto alla proroga della cassa integrazione) e raccontata con declinazioni differenti da rappresentanti istituzionali, schieramenti politici e sindacati.
Tra le circostanze emerse c’è la conferma della volontà dell’azienda di ricorrere allo strumento dell’isopensione per scendere a 635 lavoratori nel 2027, come spiegato dalle segreterie nazionali di Fim, Fiom e Fismic: «L’azienda ha illustrato tramite slide un piano industriale poco dettagliato, che riteniamo del tutto insufficiente, dove vengono evidenziati esuberi e dissaturazione che nei prossimi tre anni ridurrebbe l’organico dagli attuali 834 a 635 lavoratori».
Numeri alla mano, si tratta della cifra più bassa dall’avvio della produzione nel 1972, in quegli anni, a regime l’allora Magneti Marelli (tra stabilimento Motori e Alternatori e quello Batterie) occupava 2.480 lavoratori. Ma, senza scomodare i tempi gloriosi dei primi anni della zona industriale sansalvese, basta prendere a riferimento il 2007, anno ben noto a San Salvo a causa delle perdite dell’azienda (passata nel frattempo totalmente alla giapponese Denso) che portarono a una drastica riduzione di personale: nel 2006, prima della riduzione per raggiungere il pareggio di bilancio, i lavoratori erano 1.615. L’obiettivo non fu raggiunto nonostante un taglio di 460 unità, così nel 2007 fu annunciato un’altra sforbiciata che portò i livelli occupazionali da 1.292 a 1.009.
In questo scenario, inoltre, ben pochi ricordano una vicenda ormai finita negli archivi: quella della Sam. L’azienda dell’indotto Denso annunciò la chiusura nel 2019, furono avviate le trattative per il passaggio alla multinazionale dei circa 30 lavoratori, ma l’arrivo della pandemia cancellò completamente dall’agenda tale vertenza che si concluse negativamente.
Si concretizzerà così nel prossimo futuro un calo di mille lavoratori che può essere giustificato in parte dall’avvento di nuove tecnologie che, com’è noto, hanno bisogno di una manodopera ridotta. A preoccupare i sindacati però, da anni, è la prospettiva per il futuro. Cosa accadrà nei prossimi 10-20 anni? I «non precisati investimenti» quale centralità garantiranno allo stabilimento sansalvese?
Nel frattempo si registra il botta e risposta tra il capogruppo regionale Pd Silvio Paolucci e l’assessora alle Attività produttive Tiziana Magnacca. Il primo ha annunciato un’interpellanza accusando la Regione di essere assente: «confermati gli esuberi, manca una visione sul futuro del comparto e una politica industriale efficace». La seconda invita a non «buttare benzina sul fuoco accendendo gli animi» e consiglia a Paolucci «di seguire più da vicino le vertenze. Il Ministero ha individuato la possibilità di prorogare le misure di sostegno in atto per dare occasione alla Denso di avviare opportune e non più rinviabili iniziative di investimento in nuovi prodotti».