Le nuvole e la pioggia del primo pomeriggio non hanno fermato ieri a San Giovanni Lipioni la tradizionale festa del Majo che ha richiamato in paese numerosi visitatori. Organizzata dalla Pro Loco, l’iniziativa ha origini antiche e celebra la rinascita dopo il periodo invernale.
Il Majo è la croce realizzata con mazzetti di ciclamini raccolti il giorno prima nei boschi intorno al paese. Il lungo corteo formato da stornellanti, banda (ieri c’era quella di Pannarano, Benevento) e cittadini al seguito porta l’augurio alle famiglie di un buon raccolto e di prosperità. Una delle particolarità sta proprio nell’augurio, un tradizionale canto in dialetto che si arricchisce di varie strofe “personalizzate”: rime composte al momento con il nome (o il soprannome) dei componenti della famiglia visitata. Dopo il canto, alla famiglia si donano alcuni mazzetti della croce – che quindi va via via spogliandosi – che ricambia con un banchetto per il corteo.
Il tour de force del pomeriggio (al mattino c’è la prima processione con la quale le statue di Santa Liberata e San Giovanni Evangelista vengono trasferite nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, dove resteranno fino a ottobre) dura oltre sei ore: dopo la partenza dalla chiesa alle 14.30, si prosegue fino alla sera con decine di famiglie visitate e il corteo che si fa via via più numeroso per concludersi in piazza Largo del popolo con un pasto collettivo (ieri sera pasta e fagioli). In passato le famiglie donavano uova usate in serata per una frittata per tutti.
La festa e la giornata precedente dedicata alla raccolta sono due momenti irrinunciabili che racchiudono lo spirito della piccola comunità che si ritrova per l’occasione, con tanti sangiovannesi che tornano dall’estero e dalle altre regioni italiane.
Ieri, tra le varie stazioni, in piazza è stato allestito il Tavolo delle associazioni del paese: Pro Loco, Nessuno escluso, Amici d lu’ Velò, Protezione civile Valtrigno, Cooperativa di comunità Borgo San Giovanni, Associazione Amici della Chiesa valdese di San Giovanni Lipioni.
Il canto del Majo
Ecche, ecche Maj’ Re de li Signure
la crona specchie dè la cumpagnìe
e venghe, venghe Maj’ e venghe di bonanne
Filippe e Giacume fùre li primi fiure
a Santa Croce vè a li tre dìe
Apprisse a Maj’ si ni ve la scienze
l’urie ha spicate e lu grane mo’ cumenze
e venghe, venghe Maj’ e venghe di bonanne
Patrone mi vàttine a la cantine
si ‘nin tì lu vicale porta la tine
Patrone mi vàttine a lu prusutte
si ‘nin ti lu curtille pòrtile tutte.
Patrone mi vàttine a lu nide
Si ‘nin trove l’ove port la galline
Patrone mi vàttine a lu lardare
taglie ‘ncime e guardite li mane.