Il Piccolo Teatro Orazio Costa diretto da Domenico Galasso mette in scena un’originale rappresentazione di alcuni principali episodi dell’Inferno di Dante con una mescolanza di voci che si rincorrono e si richiamano. Gli interpreti, oltre al loro maestro, sono i ragazzi del laboratorio teatrale. Le terzine dantesche si generano a catena le une dalle altre e il flusso della narrazione provoca accordi armonici che si tramutano in un suggestivo paesaggio sonoro.
«È un modo come un altro per onorare Dante – dichiara il professor Gianni Oliva, direttore del Centro europeo di studi rossettiani, che patrocina la manifestazione. «Dante è stato rappresentato a teatro fin dai primi dell’Ottocento (la Francesca da Rimini di Silvio Pellico è del 1815), da quando cioè la sua figura fu inclusa tra quelle dei padri della patria. Una ragione in più – prosegue il professor Oliva – per ribadire che non è Dante che ha inventato l’Italia ma è l’Italia che ha inventato Dante. E mi riferisco alle tante leggere e improvvisate interpretazioni diffuse negli ultimi anni durante le celebrazioni centenarie. Voglio dire che l’Italia di Dante non è minimamente paragonabile a quella odierna ma è quella di Virgilio, l’umile Italia a cui approdò Enea. Fu poi il nostro Risorgimento che fece di Dante il padre della lingua italiana e della patria».
Quello del 2 maggio sarà dunque un originale spettacolo in cui si rincorrono e si sovrappongono diverse voci con «diverse lingue», con i principali personaggi della prima cantica in cui è rappresentato «il mondo che mal vive».