Sanità nell’entroterra, «Un’odissea ricevere un’adeguata assistenza»

Un’odissea vissuta più volte, con risvolti paradossali, e che testimonia perfettamente la difficoltà di ricevere una tempestiva assistenza sanitaria nell’entroterra. A raccontarla a Chiaro Quotidiano è Nino Berardini, di Tufillo, che nelle ultime settimane ha dovuto fare i conti con rimpalli e disagi nei confronti delle condizioni di salute dei genitori.

La valle del Trigno da Tufillo

Uno dei casi più rappresentativi è avvenuto il 5 gennaio scorso, quando, a causa di un problema di salute dell’anziana madre residente in paese e costretta a letto, Berardini ha dovuto contattare la guardia medica perché essendo un giorno prefestivo il medico non era in servizio. Qui il primo imprevisto: «Ho chiamato il numero unico di Chieti, l’operatore mi ha informato che in turno c’era la postazione di Gissi dandomi il contatto. Ho provato a chiamare a lungo senza ottenere risposta. Ho così ricontattato la centrale secondo la quale era impossibile che nessuno rispondesse. Ho chiamato allora il centralino del Pta di Gissi facendomi passare la guardia medica e qui la sorpresa. Il medico era nell’ambulatorio e mi ha detto che fino a quel momento non erano arrivate telefonate. Insomma, dopo un controllo, è emerso, con mio sconcerto, che il numero comunicatomi era errato. Sono stato poi io stesso a informare la centrale di Chieti che a quanto pare disponeva di un numero sbagliato». Così, dopo i numerosi tentativi, la guardia medica è intervenuta.

Foto di repertorio

Il 18 gennaio è andata peggio. Il problema di salute della madre si è ripresentato. «Alle 8.14 chiamo il 118 che, giustamente, non essendo un problema grave, mi consiglia di rivolgermi al medico. Il medico però quel giorno non c’era, quindi ho provato a contattare ripetutamente le guardie mediche di Palmoli, Gissi e il numero di Chieti senza ottenere risposta», continua Berardini che conserva ancora tutti i tentativi e le chiamate effettuate nei vari casi.
A quel punto, dopo oltre un’ora di tentativi, l’unica via è quella del 118: «Alle 9.21 ho richiamato il 118 che ha trasportato mia madre in ambulanza al pronto soccorso di Vasto dove abbiamo praticamente trascorso una giornata intera uscendo alle 17.30. Una situazione simile si era già verificata a fine dicembre, impossibile contattare la guardia medica». Tra i due casi menzionati, quindi, la famiglia ha speso complessivamente, per i viaggi di ritorno, 300 euro.

Foto di repertorio

Al di là del disagio e della spesa, Berardini tiene a sottolineare le ripercussioni della presenza ridotta di medici nell’entroterra e della cattiva organizzazione: «Per due volte ho dovuto fare ricorso all’ambulanza per problemi fortunatamente non gravissimi. Fatti come questi tolgono tempo e personale alle emergenze vere e a persone che probabilmente ne hanno più bisogno. La mia è una denuncia perché, con le condizioni di salute di mia madre, sono sicuro riaccadrà. Per questo motivo, inoltre, non comprendo la discussione campanilistica sul nuovo ospedale “troppo vicino a San Salvo”. Quella struttura, come l’attuale, deve servire un intero territorio interno che oggi già paga l’assenza di servizi essenziali e anche della politica. Da mesi assistiamo al tour del presidente Marco Marsilio e di vari esponenti nei piccoli Comuni del territorio, ma durante il resto dell’anno dove sono, conoscono questa grave situazione?».

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *