Migliori misure di sicurezza e spazi per i giovani, maggiore presenza di educatori e operatori sociali e spazi protetti. Sono alcune delle misure che l’assessora di Vasto alle Politiche scolastiche, Anna Bosco, individua dopo l’aggressione avvenuta ai danni di uno studente del “Mattei” nel cortile della scuola.
L’assessora dopo il «plauso al personale scolastico per essere intervenuto con reattività e aver scongiurato che la rissa avesse conseguenze drammatiche», interviene sul grave episodio: «Occorrerà implementare misure di sicurezza più efficaci, ma soprattutto collaborare strettamente con le scuole per garantire un ambiente educativo sicuro. Altre misure efficaci potrebbero essere migliorare gli spazi frequentati dai giovani. È necessario ampliare la presenza di educatori e operatori sociali nei territori. Incrementare gli spazi protetti dove gli adolescenti possono incontrarsi e stare insieme. Avvicinare la scuola alla vita reale che i giovani affrontano ogni giorno. Bisogna intervenire per recuperare tanti minori dall’abbandono scolastico perché, nonostante i miglioramenti su questo versante, negli ultimi anni, l’Italia resta in una posizione di retroguardia rispetto agli altri stati Europei. Occorre finanziare in via permanente la presenza di sportelli psicologici all’interno delle scuole. È importante rafforzare i controlli per la tutela di tutte le componenti sane che abitano il plesso e svolgono l’attività didattica».
«La società si è assuefatta alla violenza – conclude Bosco – C’è violenza nella realtà internazionale, violenza di genere, aggressività nella politica, nel tifo, nel dibattito social. Di qui la necessità far emergere quel “sommerso di violenze” che spesso si consumano nel silenzio. Solo in questo modo si può giungere alla denuncia, che costituisce il mezzo principale per smantellare questo universo celato».
«Infine, l’umiliazione delle vittime, le immagini, le vanterie dei bulli, sono uno scenario relativamente nuovo, che ha acquisito straordinaria rilevanza negli ultimi anni. I lividi passano, ma i filmati restano. Per queste ragioni non possiamo derubricare il malessere dei giovani, a volte muto e a volte urlato, a un problema di ordine pubblico».