Gli strascichi del match di Terza Categoria (girone Chieti) tra Treglio e Calcio Torrevecchia non ancora finiscono. Dopo il finale “caldo” in campo, nella giornata di giovedì, le decisioni del giudice sportivo hanno punito pesantemente, con quasi tre anni di squalifica, l’allenatore del Treglio Pierluigi Russo (leggi).
Non è tardata ad arrivare la replica del direttore interessato che ha affidato la risposta all’avvocato Fabio Camerano Spelta Rapini.
Respingendo le accuse: «non c’è stata nessuna aggressione – si legge nella lunga lettera – un semplice contatto fortuito tra il Russo e l’arbitro. Prova ne sia che lo stesso padre del giovane arbitro ha subito ridimensionato il fatto, circoscrivendolo ad un fine partita condito sì da nervosismo, ma senza alcuna conseguenza fisica, al punto che lui stesso ha ritenuto inutile e inopportuno un eventuale trasferimento in ospedale perché non vi era alcuna lesione tale da rendere necessarie le cure ospedaliere. Riassumendo brevemente i fatti, nelle notizie pubblicate su quotidiani on line e oggetto di servizi tv durante telegiornali regionali, è stato riportato l’episodio dell’espulsione del Russo quale allenatore della compagine sportiva A.S.D. Treglio Calcio, riportando, nella sostanza, il contenuto del comunicato ufficiale del Giudice Sportivo locale con cui il tesserato è stato squalificato fino al 31-12-2026 in quanto “… dopo essere stato espulso per aver rivolto gravi offese all’arbitro, colpiva quest’ultimo mentre era chinato per raccogliere il cartellino cadutogli involontariamente, con una ginocchiata sul volto all’altezza dello zigomo, provocandogli forte dolore e facendolo cadere a terra”. Orbene, per quanto le proteste del mio assistito si siano effettivamente verificate in maniera intensa, a dire il vero, per un calcio di rigore ingiustamente assegnato in favore della squadra avversaria, anch’essa peraltro conscia del favore arbitrale ricevuto nell’occasione e dopo che la squadra ospite aveva messo pressione in maniera plateale e veemente all’inesperto direttore di gara con il precipuo scopo di conseguire una direzione favorevole, il sig. Russo, dopo aver ricevuto il cartellino rosso, non ha posto in essere alcuna ginocchiata al volto dell’arbitro ma, uscendo dal campo, si è semplicemente avvicinato all’arbitro. In questo stesso frangente allo stesso arbitro è caduto il cartellino dalle mani e istintivamente si è accovacciato per raccoglierlo, in quel mentre andando in collisione con la gamba dell’allenatore Russo che gli si era avvicinato. Si dà il caso che se l’arbitro avesse avuto una minima percezione di essere oggetto di un tentativo di aggressione avrebbe certamente messo in atto ben altre posture difensive, fatto sta che chinandosi c’è stato, involontariamente, lo sfioramento del suo volto con la coscia del sig. Russo.
Un contatto, se così si può definire, leggero, quasi impercettibile, oltre che casuale, tanto che l’arbitro si è rialzato subito senza accusare alcun dolore o lesione, come è comprovabile dalle numerose testimonianze delle persone presenti. Tuttavia, si può ipotizzare che a causa della sua giovane età e forse dello stato emotivo, a seguire l’arbitro si è volontariamente lasciato cadere a terra, con una mimica invero un po’ teatrale, probabilmente per uscire dallo stallo di una situazione che lo stava anche mettendo in imbarazzo (essendo evidenti le sue “disattenzioni” nel corso del finale di gara). In ogni caso, la discussione si è fisiologicamente spenta e a tal proposito può valere la significativa circostanza secondo cui il giovane direttore di gara non si è recato presso alcun nosocomio, dichiarando anzi che non avrebbe avuto senso recarsi in ospedale per non aver nulla da curare; tale fatto è stato confermato anche dal padre dedirettore di gara. Al termine della diatriba, il sig. Russo ha voluto giustamente porgere le proprie scuse al direttore di gara per l’accaduto, ma ciò è decisamente avulso dal contegno di violenza ascritta al mio assistito e così tratteggiata negli articoli di stampa che hanno discettato di una “… condotta violenta, non tollerabile e assolutamente da condannare”, frasi evidentemente riprese dal comunicato del Giudice sportivo, ma che saranno oggetto di ricorso, quindi da riconsiderare di fronte alle prove testimoniali che vanno oltre il semplice referto di routine che per prassi viene redatto a fine gara da ogni arbitro senza contraddittorio. Detto ciò, vero che il comportamento del sig. Russo è stato un tantino sopra le righe, motivo per il quale si è scusato, però è totalmente falso che sia stato condito da violenza inaudita come gli organi di stampa hanno voluto far passare, limitandosi a riportare il virgolettato del comunicato, mentre sarebbe stato più opportuno approfondire ascoltando tutte le versioni. Per inciso, il sig. Russo, peraltro, nella sua ventennale carriera di calciatore e allenatore ha subito solo due cartellini rossi, a dimostrazione del suo stile contraddistinto da sempre da estrema correttezza e rispetto delle regole, motivo per il quale intende tutelare la sua immagine in tutte le sedi opportune».