Cosa vuole fare il ministro per risolvere l’annoso problema della carenza di personale nel carcere di Vasto. Lo chiede il senatore Michele Fina (Pd) in un’interrogazione al titolare del dicastero della Giustizia, Carlo Nordio.
«La città di Vasto – si legge nel documento – ospita una struttura penitenziaria sorta per 75 detenuti distribuiti in 25 celle ed ubicate su tre piani. Successivamente il numero è stato innalzato al fine di ospitare oltre 180 detenuti; con decreto ministeriale del 2013 l’istitut è stato trasformato in casa di lavoro con annessa sezione circondariale. Tale circostanza prevede che, ai sensi della legge numero 81 del 2014, l’esecuzione in casa di lavoro contempli il lavoro come strumento di rieducazione e reinserimento sociale del reo attraverso attività prevalentemente industriali o artigianali».
Fina rimarca che, «al contrario della ratio insita nell’istituzione di una casa di lavoro, la struttura di Vasto ha subito un continuo depauperamento di risorse umane e, conseguentemente, di servizi offerti; la carenza di organico di polizia penitenziaria ha costretto gli agenti a svolgere turni improbi prolungati oltre le otto ore lavorative con la conseguente impossibilità di godere di riposi settimanali; la condizione è aggravata dalla gestione di episodi di particolare gravità perpetrati da parte dei detenuti quali tentativi di suicidio o tentativi di sovvertimento di distruzione della struttura».
«La pianta organica della casa di lavoro di Vasto prevista dal decreto ministeriale 12 luglio 2023 – si legge nell’interrogazione – prevede 99 unità di personale, decreto che già riduceva le unità di personale e, pertanto, oggetto di contestazioni da parte delle organizzazioni sindacali. Le unità di personale realmente impegnate nella casa di lavoro di Vasto sono circa 66, comprese le circa 28 unità che non possono essere impiegate a causa di trasferimenti o a causa di condizioni psicofisiche; questa circostanza riduce le unità di personale effettivamente impegnate nel numero di circa 38, senza voler considerare i permessi consentiti per malattia o per la fruizione della legge numero 104 del 1992. Gli operatori, infatti, non hanno la possibilità di godere del congedo ordinario accumulato dal 2019 al 2022 pari a circa 6.000 giorni; rilevato che destano particolare preoccupazione i controlli nei confronti degli internati e detenuti sottoposti a grande sorveglianza ed attenta sorveglianza che devono essere effettuati entro 20 o 10 minuti: questa condizione è resa insostenibile a causa della scarsa quantità di personale impiegato in particolare nel turno notturno, si chiede di sapere: se il ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e quali siano le sue valutazioni in merito; quali iniziative intenda intraprendere al fine porre rimedio alle criticità evidenziate, con particolare attenzione alla gestione del personale impiegato».