Processo Rigopiano, la difesa: «Prefettura poco avrebbe potuto fare per salvare le vittime»

«Poco avrebbero potuto fare per salvare le 19 vittime». Lo ha detto l’avvocato Daniele Ripamonti, difensore della funzionaria della Prefettura di Pescara, Ida De Cesaris, davanti alla Corte d’appello dell’Aquila nell’udienza sulla tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola. Il 18 gennaio 2017 una valanga si staccò dal monte Siella riversando sull’albergo una massa di neve, alberi e detriti pesante come 4mila tir a pieno carico. La struttura fu sepolta. I soccorritori riuscirono a salvare 11 delle 40 persone presenti: 29 le vittime.

«Sul depistaggio – ha affermato il legale – credo non ci sia molto da dire. Il giudice di primo grado non solo ha assolto la mia assistita, ma, nelle motivazioni, c’è anche una sorta di riabilitazione morale nei confronti della De Cesaris». Nella gestione dell’emergenza da parte della Prefettura «non c’è stata nessuna omissione – ha aggiunto Ripamonti – Anche sul presunto ritardo della convocazione del Centro coordinamento soccorsi, si è trattato di un ritardo solo formale perché era già stato istituito tempestivamente il Cov, Centro operativo viabilità, e in ogni caso, come già chiarito dal giudice di primo grado, poco avrebbero potuto fare per salvare le 29 vittime dell’hotel».

«Il prefetto non può rispondere di cose che nessuno gli ha raccontato», ha sostenuto l’avvocato Giandomenico Caiazza, legale dell’allora prefetto di Pescara, Francesco Provolo. «Sappiamo chi era informato della turbina indisponibile – ha proseguito il legale – Sappiamo con certezza che nessuna delle persone che erano in possesso di queste informazioni le ha trasmesse in Prefettura; sappiamo chi c’era in Prefettura fin dal 16 gennaio, c’erano un rappresentante della Provincia e uno della Polizia Stradale, ossia le due funzioni del Centro coordinamento soccorsi sulla viabilità che dovevano riferire al prefetto, ma evidentemente non l’hanno fatto».

La prossima udienza è in fissata per venerdì 26 gennaio. L’9 febbraio la sentenza.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *