Un autentico bagno di folla ha accolto ieri Giovanni Impastato per la presentazione del volume Mio fratello. Tutta una vita con Peppino, appuntamento conclusivo del primo CupelloBookFestival dell’associazione Words (anticipato in mattinata dall’incontro con gli studenti del “Pantini-Pudente” di Vasto). La sala consiliare non è riuscita a contenere tutti i presenti e in molti hanno seguito l’evento dall’esterno.
Quello offerto alla folta platea è la drammatica storia del fratello Peppino, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978, lo stesso giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro in via Caetani a Roma.
Un viaggio in quell’epoca di forti tensioni sociali che nella famiglia Impastato era gravato dallo scontro con il padre Luigi, esponente di spicco della mafia locale (il cognato Cesare Manzella era il capomafia di Cinisi). «Il primo contatto con la realtà della mia famiglia – ha detto l’autore durante l’incontro con il pubblico – l’ho avuto da bambino con mio padre che “magicamente” spariva durante le perquisizioni notturne dei carabinieri: c’era una botola nascosta che portava nella casa di un vicino».
Tanti gli episodi ripercorsi durante l’incontro moderato da Silvia Tufano, a partire dal parallelo della stessa fine dello zio e del fratello, un attentato dinamitardo, «ma il primo era mafioso, Peppino invece la mafia la combatteva».
L’importanza, poi, della memoria e quella di tramandarla: «La memoria è importante, pensiamo a cosa sarebbe accaduto se ad Auschwitz i nazisti fossero riusciti a eliminare le prove prima dell’arrivo dell’Armata rossa. Per questo il passaggio del testimone è fondamentale, per la vicenda di Peppino è avvenuto, per questo sono tranquillo. Durante la mia vita ho dato tanto, tantissimo per questa causa, ma ho ricevuto molto di più, non riuscirò mai a ripagare ciò che ho ricevuto in più, negli sguardi, nelle testimonianze, negli incontri come quello di stasera… ti senti bene, gratificato».
Nell’intervista rilasciata a Chiaro Quotidiano, Giovanni Impastato racconta i 45 anni trascorsi dall’omicidio, il ruolo del film I cento passi nell’aver riportato alla luce una vicenda finita nell’ombra a causa del concomitante epilogo del sequestro Moro, la lotta alla mafia e la battaglia per la verità: «Oggi le sue idee continuano a camminare, ma resta un po’ di amarezza per un salto di qualità che non c’è stato».
Per il CupelloBookFestival la grande affluenza di ieri è l’ultima testimonianza del grande riscontro della manifestazione conclusasi con oltre 600 partecipanti e 400 libri venduti. Questo pomeriggio con il monologo di Giuliana Antenucci Vi racconto Felicia Impastato e la proiezione de I cento passi.